1 Maggio, l’economista: “Giovani cambino le imprese o pagheranno il conto della crisi”

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L'appello di Lea Cassar, prof.ssa di Economia Empirica all'Univeristà di Regensburg (Ratisbona) Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – In questo momento di crisi “i giovani devono convincersi che possono, anzi, devono, assumere un ruolo di primo piano nello spingere per un cambiamento sociale altrimenti erediteranno questa catastrofe ambientale e queste imbarazzanti disuguaglianze economiche e sociali prodotte dalle generazioni più anziane”. L’appello arriva dalla Germania ma a lanciarlo è un’economista italiana, Lea Cassar, titolare della cattedra di Economia Empirica all’Univeristà di Regensburg (Ratisbona).

La professoressa ha recentemente postato un video su Youtube per “diffondere un messaggio positivo in un momento tragico” e, sulla scia di quanto scritto dal collega premio Nobel Muhamad Yunus, invitare i giovani ad innescare un cambiamento.

“Questa terribile crisi causata dal Coronavirus in realta’ ci fornisce un’opportunità”, afferma Cassar ponendo agli spettatori una (retorica) domanda: “Vogliamo riproporre lo stesso sistema economico pre-Coronavirus? Quello che continua a tirare dritto nonostante siamo sulla soglia di una catastrofe ambientale? Che minaccia una disoccupazione di massa causata dalla digitalizzazione e automazione? Che consente la crescente accumulazione di ricchezza nelle mani di pochi?”.

L’occasione per una virata, secondo la professoressa, “è più unica che rara”. Una delle strade può essere “l’impresa sociale, anche questa promossa da Muhammad Yunus. Cioè un’impresa il cui unico scopo e’ quello di risolvere problemi sociali e ambientali. Una volta ricuperato l’investimento iniziale, tutti i susseguenti profitti vanno reinvestiti nell’impresa”.

Ci sono almeno tre motivi, spiega Cassar, per credere in questa formula imprenditoriale: “si aiuta ad affrontare il problema della disoccupazione e soprattutto della disoccupazione giovanile, motivando gli individui e stimolando il pensiero creativo a servizio del benessere comune; si incoraggia la società civile ad assumersi direttamente la responsabilità e ad agire per risolvere i problemi sociali e ambientali; si crea un punto di rottura col tradizionale divario settoriale tra impresa pubblica e privata, un modello economico diviso, contraddittorio e ipocrita, che distrugge con una mano e ripara con l’altra”.

L’invito ai giovani con qualsiasi formazione scolastica è a “lanciarsi nell’imprenditoria sociale, iniziando per esempio, a cercare dei corsi su questo tema all’universita’ oppure online. O a fare esperienza sul campo mettendosi in contatto con il gruppo Enactus della propria universita’ (o a formarne uno se già non esistesse). Inoltre- conclude la professoressa rivolgendosi in particolare ai giovani attivisti politici- si potrebbe lanciare una campagna per chiedere al governo di dare un ruolo centrale alle imprese sociali nel rilancio dell’economia post-covid 19”.

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