A Bologna servizi sociali in affanno. E preoccupa lo sblocco degli sfratti

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BOLOGNA – Mancanza di organico e forte crescita di richieste per effetto di un anno pandemia. Sono in affanno, insomma, i servizi sociali del Comune di Bologna. E a preoccupare gli uffici di Palazzo D’Accursio è soprattutto l’avvicinarsi della scadenza il prossimo 30 giugno del blocco degli sfratti per morosità imposto dal Governo a causa della pandemia. Sotto le Due torri, sarebbero circa 5.000 sfratti da eseguire. “Se non si risolve il tema degli sfratti non ci sarà servizio sociale che tenga- avverte la dirigente del welfare del Comune di Bologna, Adele Mimmi– se non verranno assunte misure dopo lo sblocco, non sapremo come affrontare la situazione. C’è grande preoccupazione, stiamo lavorando per capire che dimensioni del fenomeno dobbiamo aspettarci. Il rafforzamento dei servizi è necessario, ma servono su questo scelte molto più robuste“. Mimmi ha sollevato il tema questa mattina questa mattina nel corso di una seduta della commissione Politiche sociali di Palazzo D’Accursio.

Ad oggi l’amministrazione può contare su 153 assistenti sociali più altri 36 in capo ad Asp, con una media di un operatore ogni 2.260 abitanti. Ma sarebbero circa una trentina le assenze, tra congedi di maternità o dimissioni. Dal 2016 al 2020, inoltre, il numero di utenti dei servizi sociali ha registrato un’impennata: dai 21.444 del 2016 ai 26.715 del 2020. Il 42,5% sono famiglie con minori, il 27,1% sono anziani, il 22,6% sono adulti soli e il 7,6% sono disabili.

Le “maggiori criticità“, spiega Mimmi, sono nell’area minori perché è quella che risente di più della carenza di organico e perché sono “aumentati i casi complessi da gestire” a causa della pandemia (difficoltà economiche, convivenza forzata e problemi con la dad), il che genera “un forte carico emotivo per gli operatori”. Ci sono poi “numeri alti” da gestire per i bonus spesa e “iter complessi” per il reddito di cittadinanza. “In questo periodo di pandemia è anche difficile fare un accompagnamento lavorativo utile”, sottolinea Mimmi. I servizi sociali del Comune hanno poi un maggior carico di lavoro per l’aumento degli anziani non autosufficienti, mentre dall’1 marzo è stato attivato anche un nuovo progetto di accoglienza e riconoscimento dei caregiver. Per la carenza di organico, in particolare, nel 2020 sono state previste sei assunzioni, integrate da altre quattro a novembre. Il Comune di Bologna ha indetto un concorso per le assunzioni a tempo indeterminato e, nel frattempo, ha avviato un’altra procedura per avere una graduatoria di operatori a tempo determinato. “Abbiamo un problema soprattutto per questi posti- sottolinea Mimmi- è una categoria molto richiesta ed è difficile trovarli”.

Palazzo D’Accursio attende poi circa un milione di euro dal fondo stanziato dal ministero per i servizi sociali. Risorse che sia Elisabetta Francolini di Cobas sia Alberto Carmona di Sgb chiedono siano dedicate a ulteriori nuove assunzioni. Stessa richiesta arriva anche da Maria Chiara Briani, dell’Ordine degli assistenti sociali.

In pressing anche i consiglieri comunali. “Sta per arrivare una tempesta perfetta, la prima linea non deve cedere: serve una strategia“, afferma il 5 stelle Marco Piazza, che ha chiesto l’udienza conoscitiva di oggi insieme a Emily Clancy di Coalizione civica. “I primi dati sull’aumento della povertà assoluta post pandemia ci restituiscono uno scenario estremamente preoccupante– segnala la consigliera- è arrivato il momento di fare una scelta politica forte di valorizzazione di un comparto così cruciale per la nostra comunità”. Critico il capogruppo Fdi, Francesco Sassone: “Come consiglieri riceviamo ogni giorno segnalazioni di cittadini che non ottengono risposte dai servizi, questo non va”.

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