A Portland via i federali, il reporter: “Hanno solo fomentato”

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Andrew Jankowski alla 'Dire': "Ora di riformare il settore" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – “Da quando ho iniziato a seguire le proteste del movimento Black lives matter a Portland, l’intervento dei federali ha solo incoraggiato i manifestanti a scendere in strada piu’ numerosi. La gente chiede una riforma seria della Polizia, mentre ad oggi non ho visto un solo agente interessato a calmare le acque: quelli che si sono inginocchiati alzando il pugno al cielo lo hanno fatto solo per mettersi in mostra, nulla di piu'”. Cosi’ all’agenzia Dire Andrew Jankowski, giornalista freelance di Portland, uno dei tanti finiti agli arresti durante le marce del movimento anti-razzista iniziate a maggio, e seguite all’uccisione di George Floyd.

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L’intervista cade nel giorno in cui la governatrice dell’Oregon, la democratica Kate Brown, ha annunciato di aver raggiunto un accordo con l’amministrazione Trump per avviare il ritiro degli agenti federali dalla citta’. “Il piano del presidente di ‘dominare’ le strade delle citta’ americane e’ fallito”, ha twittato Brown, che poi ha aggiunto: “Oggi le truppe federali si stanno preparando a lasciare il centro di Portland. Proteggeremo la liberta’ di espressione e il diritto di protestare pacificamente”.

“Prima del loro arrivo- ha continuato alla Dire il reporter- protestavano 40-70 persone. Ora sono migliaia. E’ vero che ci sono stati tafferugli e furti, ma credo anche che i federali non abbiano perdonato ai manifestanti di aver appiccato il fuoco al Palazzo di giustizia”, un luogo simbolo di queste settimane di marce insieme al Tribunale federale.

Gli agenti federali sono stati ripetutamente accusati di aver usato gas lacrimogeni contro i civili e di averli caricati, aggrediti e arrestati, “e questo- prosegue Jankowski- sebbene la candidata sindaco della citta’, Teressa Raiford, abbia chiesto e ottenuto un’ordinanza restrittiva che impedisce alle forze di sicurezza di usare gas lacrimogeni e l’uso eccessivo della forza durante i cortei”.

L’atteggiamento degli agenti rafforza peraltro gli appelli del movimento Black lives matter a “riformare il settore della sicurezza pubblica“. Le richieste, spiega il reporter, vanno dai tagli ai fondi destinati alla polizia a una riforma totale della legge che regola il sistema. In gioco, secondo Jankowski, ci sono i diritti degli afroamericani: “Negli Stati Uniti il razzismo e’ sistemico e la gente e’ stanca delle brutalita’ della Polizia contro gli afroamericani“. Una battaglia che si ricollega a quella piu’ ampia per la parita’ dei diritti civili, “che non si e’ mai fermata nel nostro Paese. Semplicemente, si evolve in base al contesto”. Per Jankowski “e’ bello vedere come le persone cambiano idea ascoltando i racconti di chi e’ vittima di queste ingiustizie, ma non possiamo aspettarci che il cambiamento avvenga in due mesi”. Interessante comunque che a Portland, culla di tanti movimenti diversi per i diritti, “anche gli anziani stanno partecipando, e lo fanno online, rispettando cosi’ il distanziamento sociale senza rinunciare a esprimere il loro sostegno alle istanze delle nuove generazioni”.

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