“A Ravenna enormi spazi per lo stoccaggio di CO2”
Tempo di Lettura: 2 minutiRoberto Antonini 28/02/2020 Ambiente, Emilia Romagna r.antonini@agenziadire.com Descalzi (Eni): “Contiamo di terminare gli studi tecnici e le necessarie verifiche del quadro regolatorio per il 2025 e poi passare all'esecuzione” Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Co..
- Roberto Antonini
- 28/02/2020
- Ambiente, Emilia Romagna
- r.antonini@agenziadire.com
Descalzi (Eni): "Contiamo di terminare gli studi tecnici e le necessarie verifiche del quadro regolatorio per il 2025 e poi passare all'esecuzione" Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print
ROMA – La Carbon capture and storage- CCS, la tecnica di confinare l’anidride carbonica sottoterra, in formazione geologiche adatte, ad esempio giacimenti di gas esauriti, “renderà i nostri campi di estrazione gas carbon neutral, rinforzando il ruolo del metano come miglior partner delle rinnovabili”.
Ciò detto, “la CCS in Italia ha un’opportunità unica nell’area di Ravenna, grazie alla combinazione tra giacimenti offshore esauriti con infrastrutture ancora operative, insieme a centrali elettriche sulla terraferma unitamente ad altri impianti industriali nelle vicinanze”. Opportunità “unica” perché “le possibilità di stoccaggio sono enormi, tra 300 e 500 milioni di tonnellate“. Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni, lo dice in un video di presentazione del piano strategico di lungo termine al 2050 che punta a una massiccia decarbonizzazione della produzione. Capacità di stoccaggio dell’anidride carbonica nei giacimenti di metano esauriti al largo di Ravenna “enormi”, quindi, e “questo livello- spiega Descalzi- accoppiato al riutilizzo di strutture esistenti e alla vicinanza impianti che emettono, ci permettono mantenere i costi molto competitivi”. Il tutto permetterebbe in teoria di compensare i contraccolpi occupazionali legati alle limitazioni delle estrazioni di gas decise nel nostro Paese, consentendo inoltre il parziale riutilizzo delle tubazioni già esistenti. Ciò detto, “contiamo di terminare gli studi tecnici e le necessarie verifiche del quadro regolatorio per il 2025 e poi passare all’esecuzione”, precisa l’ad del ‘Cane a sei zampe’. Ma il progetto non si ferma a Ravenna. “Sulla base dell’esperienza di questi progetti italiani e di altre iniziative in corso in Ue e Uk- prosegue Descalzi- passeremo a progetti a livello mondiale per puntare alla riduzione del’impronta di carbonio della nostra produzione gas”. E “l’obiettivo- conclude l’ad Eni- è quello di riiniettare dalle ulteriori iniziative internazionali più di 5 milioni di tonnellate di CO2 l’anno per una capacità generale da 10 milioni di tonnellate l’anno”.
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