A Roma i parrucchieri in affanno chiedono aiuto: “Bloccate gli affitti”

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Sono tra i più colpiti dalle chiusure, insieme a barbieri ed estetiste. Le loro serrande si sono ababssate l'11 marzo, ma continuano a pagare stipendi, affitti e bollette Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – “Tutto quello che avevamo nel fondo cassa è finito. Siamo a zero”. L’hair stylist Alessio Benini parla dal suo negozio di parruchiere, ormai vuoto, in viale Regina Margherita, a Roma, dove è tornato per poter spedire alcuni prodotti ai suoi clienti. “Cerchiamo di stare loro vicini in questo modo, o attraverso consulenze telefoniche e videochiamate, li aiutiamo a non fare danni e a recuperare quelli che hanno già fatto”. Ma essere positivi non è facile.

Parrucchieri, barbieri ed estetisti sono tra le attività più colpite dalla crisi sanitaria perché non sono considerate di prima necessità, non possono svolgersi da remoto e non possono garantire il metro di sicurezza richiesto dalle autorità per la riapertura. Ma Alessio prova comunque a immaginare la cosiddetta ‘Fase 2’: “Ho un salone grande, quindi posso garantire fino a tre metri di distanza tra una poltrona e l’altra. Ho preso contatti con aziende che si occupano di igienizzazione, sto cercando di munirmi di mascherine e mantelline monouso- racconta alla Dire- ma riaprire per avere solo la metà dei clienti non mi consentirà comunque di sostenere i costi né di garantire i contratti che ho con le ragazze che mi aiutano nel salone. Se le spese saranno quelle di prima, come faccio a sostenerle? Forse sarebbe meglio aspettare”.

Il lavoro di artigiani e proprietari di attività commerciali si è fermato, quindi, ma i costi di gestione restano quelli di sempre, e affitti e stipendi continuano ad essere pagati. “Ho fatto richiesta del Bonus Inps, ma non l’ho ancora ricevuto. Sto cercando di accedere agli altri prestiti del decreto con molta difficoltà, perché i moduli sono complicati e in banca non si riesce né a parlare né a prendere un appuntamento- spiega Alessio- Ma comunque, questo non è l’aiuto che ci servirebbe, perché si tratta di soldi che poi dovremmo restituire. Quello che ci potrebbe aiutare è trovare un modo per interagire tra privati, e bloccare affitti e bollette. Com’è giusto che io sia fermo, è giusto anche bloccare le spese che girano intorno all’attività”.

È dall’11 marzo che i saloni di bellezza hanno chiuso le loro porte a seguito del Dpcm firmato dal presidente del consiglio. Ma gli effetti del coronavirus si erano fatti sentire sul comparto ancora prima della delibera. “Come me, tutti i titolari di attività che conosco sono arrivati a zero, e credo che almeno per un altro mese ci sarà da soffrire”, continua l’hair stylist, che però non vuole neanche immaginare la chiusura del suo salone, inaugurato appena due anni fa: “Questo non deve succedere nel modo più assoluto. Se ci sarà bisogno lavoreremo con la mascherina, allungheremo i tempi di apertura per scaglionare i clienti e averne massimo due per volta. Faremo giornate extra e orari extra. Lavoreremo 12 ore al giorno per cercare di monetizzare il più possibile e ripartire”.

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