A Venezia Adam Driver incarna il mito di Ferrari secondo Michael Mann

Condividi

Tempo di Lettura: 2 minutiVENEZIA (ITALPRESS) – L’uomo, il brand, l’ossessione della velocità, la perfezione della meccanica, gli affari e la famiglia: con l’attesissimo “Ferrari”, il grande Michael Mann porta in Concorso a Venezia 80 un ritratto d’autore che lavora su uno dei miti più esclusivi del made in Italy. Siamo distanti però dalle questioni “Dinasty” di “House of […]

Loading

Condividi
Tempo di Lettura: 2 minuti

VENEZIA (ITALPRESS) – L’uomo, il brand, l’ossessione della velocità, la perfezione della meccanica, gli affari e la famiglia: con l’attesissimo “Ferrari”, il grande Michael Mann porta in Concorso a Venezia 80 un ritratto d’autore che lavora su uno dei miti più esclusivi del made in Italy. Siamo distanti però dalle questioni “Dinasty” di “House of Gucci”, anche se la presenza di Adam Driver lascia risuonare sinistri ricordi: la regia di Michael Mann funziona sulle regole di un classicismo modernizzato che nulla hanno a che vedere con i posizionamenti da soap televisiva e il ritratto di Enzo Ferrari che viene fuori è un affresco in cui la figura si staglia su uno sfondo vivido, pulsante, di sicuro pensato secondo l’immaginario americano ma di certo non folcloristico.
“Ferrari” è la storia di un uomo che sfida se stesso e i propri limiti per superare le barriere della condizione in cui si trova ad agire. In questo corrisponde pienamente alla linea autoriale di Michael Mann, che del resto racconta questa storia di famiglia e velocità attraversando i generi con in testa la chiave di violino del melodramma. Tutto corrisponde a questioni di sentimenti traditi, di attese emotive da compiere, di relazioni avvitate su colpe reali o immaginarie, di confronti e competizioni che mettono in gioco ciò in cui si crede. Mann sceglie di raccontare l’Enzo Ferrari del 1957, un uomo forse stanco eppure costretto a correre dietro al suo sogno: la sua azienda è al top ma ha bisogno di rilancio per non fallire: la Maserati le sta alle costole sia sul mercato delle vendite che sulle piste. Intanto a casa Enzo deve affrontare la moglie Laura (interpretata da Penelope Cruz), amara, rancorosa: la morte prematura del figlio Dino l’ha segnata e la scoperta che il marito ha una relazione con un’altra donna, dalla quale ha avuto un figlio, ha esacerbato il suo animo. Per giunta la donna è proprietaria di metà delle azioni dell’azienda familiare e questo la rende ancor più insidiosa. Il bisogno di trovare nuovi investitori si sposa con la necessità di vincere l’imminente Mille Miglia: la morte del suo pilota in un incidente lo spinge a prendere un nuovo asso, Alfonso De Portago ma la concorrenza e la rivalità mettono pressione e complicano le cose…
Tutto nel film ruota attorno al sentimento di incompiutezza che il protagonista porta in sè: Enzo Ferrari è una sorta di eroe spinto verso il suo traguardo e trattenuto dai troppi legami che lo ancorano alle sue responsabilità e al suo dolore. Il tema della morte è centrale nel film, promana dalla perdita del figlio Dino, che è un pò il fulcro fondativo del dramma del personaggio, e si diffonde come uno spettro sul luogo topico della pista e sulla Mille Miglia. Il rapporto contrastato con la moglie Laura e quello salvifico con l’amante Lina e il figlio Pietro sono le polarità opposte della sua inquietudine esistenziale. Adam Driver insiste sulla sua recitazione introflessa per rendere il rigore umano scontroso di Enzo Ferrari, mentre Michael Mann cerca una via di fuga classicistica a questo dramma di famiglia. E la trova soprattutto nelle magnifiche scene della corsa, filmate con un dinamismo degno dei suoi migliori film e affrontato con un grande senso della ricostruzione storica e ambientale. Il montaggio veloce e agile di Pietro Scalia fa il resto. Applausi al Lido, in attesa di vederlo nelle sale italiane grazie a 01 Distriobution.
-foto Agenzia Fotogramma-
(ITALPRESS).

Loading

Lascia un commento