Aborto, il Vescovo di Reggio Emilia: “Si cerca il risparmio, non la salute della donna”
- Andrea Sangermano
- 11/08/2020
- Donne, Emilia Romagna
- a.sangermano@agenziadire.com
Massimo Camicasca: "La depenalizzazione dell'aborto ha portato a una cultura della morte" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
BOLOGNA – Il vescovo di Reggio Emilia, Massimo Camisasca, alza la voce contro il Governo per le nuove linee guida sull’aborto, che prevedono l’utilizzo della Ru486 in day hospital (quindi non piu’ in regime di ricovero) e fino alla nona settimana di gravidanza.
“Esprimo la mia tristezza e la mia totale contrarieta’“, dice senza mezzi termini Camisasca, che punta il dito contro “alcune affermazioni di parlamentari” secondo i quali si tratta di una “risposta civile e moderna, che spazza via ogni concezione medievale del ruolo delle donne”.
Al contrario, per il vescovo di Reggio Emilia, “invece di scegliere la strada dell’aiuto alla maternita’, in una situazione di declino demografico che sta mettendo una seria ipoteca sul futuro del nostro Paese, si nasconde ipocritamente l’origine vera di questa decisione: gravare meno sulle strutture ospedaliere, anche a costo di pesanti conseguenze che il Consiglio superiore della sanita’ nelle sue Linee guida del 2010 aveva riconosciuto come rischiose per la salute della donna”.
Secondo Camisasca, inoltre, “la depenalizzazione dell’aborto ha portato a una cultura di morte in cui la decisione della donna di interrompere la gravidanza e’ sempre piu’ banalizzata e presentata all’opinione pubblica come un qualunque intervento farmacologico. Tra un po’ non si parlera’ piu’ di aborto– critica il vescovo- perche’ esso sara’ ‘invisibile’, non senza gravi conseguenze per la mamma e per la societa’”.
Insomma, per Camisasca “la donna viene sempre piu’ lasciata sola di fronte alla drammatica decisione se rinunciare o meno al proprio bambino. Alla luce dei nuovi regolamenti, viene lasciata sola anche nelle ore oltremodo pesanti in cui devono agire i farmaci assunti per fermare la gestazione e provocare l’espulsione. La donna sara’ sola, a casa con il proprio dolore e le possibili conseguenze negative sulla sua salute“, attacca il vescovo.
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