Accoglienza, educazione, lavoro: ‘Cometa’ insegna la bellezza del cuore

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‘Cometa‘ è un luogo dove si cresce, si studia, si lavora e s’impara attraverso l’esperienza Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Centinaia di bambini, ragazzi, educatori, volontari, professionisti e sostenitori frequentano ogni giorno ‘Cometa‘, un luogo dove si cresce, si studia, si lavora e s’impara attraverso l’esperienza. Il metodo è la passione per la vita, motore delle energie affettive e cognitive di ciascuno. Accoglienza, Educazione, Lavoro: questo è ciò in cui Cometa crede e che mette in pratica con costanza, ogni giorno.

LA STORIA DI COMETA

“’Cometa’ nasce nel 1986 per l’accoglienza di un bambino sieropositivo che nessuno voleva- spiega Carlo Garbagna, responsabile progetti dell’associazione- E’ nata quindi da un gesto semplice. Il progetto ‘di bellezza si vive’ è un’avventura che durerà quattro anni. Bellezza intesa come esigenza del cuore e non in senso estetico; bellezza come attesa e per dare il meglio di sé per qualcosa, come quando si diventa padre: ci si prepara e nell’attesa c’è un movimento dell’io e del sé verso l’altro. Si diventa quindi più intelligenti perché tutto ci interessa e tutto ci riguarda. Lo spostamento di sé è il motore dell’innovazione sociale e nel movimento verso l’altro si genera del nuovo. Da un primo gesto di accoglienza, quindi, di un bambino che nessuno voleva, si è generato un luogo in cui si accolgono altri bambini, si offrono servizi alle famiglie più fragili, si avviano botteghe artigiane”.

I PROGETTI

Cometa “è una realtà dinamica che va a riattivare la curiosità dell’altro- continua il responsabile progetti dell’associazione- affinché diventi protagonista della sua vita. Non ci fermiamo mai, neanche in questo momento di emergenza Covid-19 in cui tutto il terzo settore è stato colpito. Le nostre attività sono sospese e la quotidianità dei nostri ragazzi è stata sconvolta; per questo motivo ci siamo mossi in 4 direzioni. Prima di tutto abbiamo cercato di rispondere ai bisogni concreti: abbiamo ricevuto richieste di famiglie non più per i bambini ma per la spesa e quindi ci siamo adoperati al meglio. Poi, per quanto riguarda i compiti, un gruppo di educatori, sin da subito, ha sostenuto i ragazzi portando loro pc, tablet e materiale didattico per poter seguire le lezioni scolastiche. Abbiamo cercato, poi, di mantenere la quotidianità e la stabilità delle relazioni anche nella distanza attraverso un blog con cui facciamo compagnia ai bambini. Infine, abbiamo curato i compleanni dei bambini per rendere diverso il giorno che ti rende unico e irripetibile: il fatto che tutti si colleghino per farti gli auguri è bellissimo”. “Ricostruire i legami sociali per il bene di tutti, instaurare relazioni non solo tra i soggetti ma anche con le strutture con cui si interagisce, creare legami per permettere lo sviluppo dei ragazzi alla vita adulta, è una nostra responsabilità” conclude Garbagna.

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