Aci Sant’Antonio, la Casa di Riposo degli Orrori
In seguito alle indagini coordinate dalla Procura di Catania, Villa San Camillo, ad Aci Sant’Antonio, è stata definita, dagli investigatori, la “Casa di riposo degli orrori”.
Infatti, il sequestro di alcuni telefoni cellulari, avvenuto nel mese di luglio 2019, ha permesso di scoprire foto sconcertanti. Fra i dispositivi sequestrati, in particolare, il contenuto del cellulare di Giovanna Giuseppina Coco vedeva numerose foto, scattate all’interno della casa di riposo nel periodo compreso tra marzo e giugno 2019, ove evidenti erano i maltrattamenti ai danni degli anziani degenti. Dall’analisi delle immagini, si evince la condizione di precarietà igienica ed assistenziale in cui gli anziani della casa di riposo sono costretti a vivere. Foto shock, anziani completamente nudi lasciati per terra insieme ai loro escrementi o ancora incastrati tra le sbarre di protezione del proprio letto con vistose ferite. Un’immagine, addirittura, mostra chiaramente le condizioni di sviluppo di una piaga da decubito, non adeguatamente curata e notevolmente peggiorata nel tempo, in una paziente anziana.
Di concerto con il magistrato, i carabinieri hanno avviato degli approfondimenti investigativi corroborati da una preliminare visita ispettiva da parte dei militari della locale Stazione i quali, coadiuvati dai colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania, hanno accertato che, all’interno di una delle camere da letto poste al primo piano, un ospite era letteralmente bloccato nel proprio letto, impossibilitato ad alzarsi a causa di alcune sedie ed un divano posizionati ai lati del letto, che ne impedivano i movimenti.
Nel corso delle operazioni, i carabinieri hanno anche scoperto undici dipendenti in nero. Alcuni deferiti in stato di libertà per aver percepito illecitamente il reddito di cittadinanza.
Le indagini di natura tecnica hanno consentito di appurare che l’amministratore della struttura, il 60enne Giovanni Pietro Marchese, titolare di una posizione di garanzia nei confronti degli ospiti affidati alla casa di riposo, aveva omesso di vigilare sul personale dipendente così da non impedire loro di maltrattare gli anziani della struttura e di creare un clima abituale di vessazioni, umiliazioni e mortificazioni a danno dei medesimi. Il titolare ha mostrato di disinteressarsi della cura, anche medica, dell’assistenza degli anziani e delle precarie condizioni igienico-sanitarie della casa di riposo ove sono stati avvistati topi e gli anziani hanno contratto la scabbia. Questo ha aggravato lo stato di sofferenza fisica e psichica degli ospiti.
I provvedimenti sono stati: divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale, per la durata di mesi 12, nei confronti dell’amministratore della struttura, Marchese, e divieto temporaneo di esercitare la professione all’interno di case di riposo e strutture di assistenza per anziani, per la durata di mesi 9, nei confronti delle tre dipendenti, Giovanna Giuseppina Coco, di 37 anni, Rosaria Marianna Vasta e Alessandra Di Mauro, entrambe di 41 anni.
Le indagini hanno svelato che le tre dipendenti maltrattavano gli anziani ricoverati loro affidati per ragioni di cura ed assistenza. Fra le condotte reiterate, quella di non prestare assistenza agli ospiti, anche a fronte delle loro ripetute richieste d’aiuto, di legarli ai tavoli o ai letti per non farli muovere, di lavarli con l’acqua fredda o, per punizione, di non cambiarli dopo l’espletamento dei loro bisogni fisiologici, lasciandoli nel letto con le lenzuola sporche. E ancora, li lavavano con il sapone della lavatrice, deridendoli poi per il loro profumo di “aloe vera”, cercavano di curare la scabbia, come da precise indicazioni del titolare, con semplici impacchi di olio di oliva in luogo della corretta terapia farmacologica e somministravano agli anziani farmaci scaduti.
Forse anche più umilianti gli insulti venuti fuori dalle intercettazioni:
- “schifoso, sporco, più schifo di te non ce n’è, non mi rompere la ……….”
- “che schifo di persona, che schifo, educazione zero, ora la lascio sulla sedia tutto sporco di pipì, come i porci” questo rivolto ad una persona di 100 anni che, poi, per punizione era costretta a mettersi a letto da sola
- “è un ignorante, maleducato, facchino ed uno schifo di persona”
- o minacciando un’anziana di legarla, lasciarla piena di feci e di non lavarla, sempre urlando e generando il pianto della povera donna. Queste solo alcune.
Tutti questi elementi hanno permesso di consolidare il quadro probatorio a carico degli indagati ed ai carabinieri di eseguire i provvedimenti del Gip.