Acqua, altro che bene comune: ancora una volta si prova a privatizzarla sotto al nostro naso

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Giù le mani dell‘acqua pubblica! A lanciare l’allarme è il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, che ci mette in guardia sulle insidie nascoste nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che prevede ingenti investimenti pubblici finalizzati principalmente a portare profitti ai soggetti privati, in particolare nel settore idrico. Con il referendum di 10 anni fa 26 milioni di italiani hanno detto no alla privatizzazione dell’acqua.

Inoltre, in questi ultimi anni l’emergenza climatica ha reso ancora più urgente la necessità di una gestione della risorsa idrica finalizzata all’interesse comune. Eppure, nel nostro Paese di tanto in tanto riappare lo spettro dell’acqua privata. 

L’obiettivo della conversione ecologica di cui si ammanta il PNRR e nello specifico anche la missione “Tutela del territorio e della risorsa idrica” assume come elementi fondamentali da sostenere, a maggior ragione in un periodo di crisi pesante come quella attuale, la competitività, la concorrenza, l’idea della centralità dell’impresa e del mercato come regolatore fondamentale – spiega la rete (nata nel 2006) che riunisce comitati, associazioni, sindacati e singoli cittadini – Abbiamo già avuto modo di denunciare come il PNRR punti a realizzare una vera e propria “riforma” nel settore idrico fondata sull’allargamento del territorio di competenza di alcune grandi aziende multiservizio quotate in Borsa che gestiscono i fondamentali servizi pubblici a rete (acqua, rifiuti, luce e gas) la quale si sostanzierebbe in una vera e propria strategia di rilancio dei processi di privatizzazione e il cui effetto si risolverà, quindi, nell’ennesima esplicita violazione della volontà popolare espressa con i referendum del 2011.

Nel Pnrr l’Italia meridionale si configura come una sorta di nuova frontiera in cui permettere l’espansione di aziende classificate come “gestori efficienti, ma che – come sottolinea il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua – sono orientate soltanto a massimizzare i loro profitti.

Negli ultimi tempi si è diffusa la tesi del cosiddetto “water service divide” (sostenuta in primis dallo stesso PNRR, ma anche da Utilitalia e ARERA), secondo cui i servizi idrici e le attività legislative regionali sarebbero soddisfacenti se non addirittura ottime, mentre al Sud persisterebbero enormi criticità e una situazione ancora molto arretrata. 

Intendiamo porre in risalto il fatto che proprio dal Meridione può costruirsi una prospettiva diversa che parta dalle gestioni pubbliche come ABC Napoli e l’Azienda idrica dei Comuni Agrigentini – AICA, l’azienda speciale consortile dei Comuni della provincia di Agrigento di nuova costituzione – sottolinea il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua – Ulteriore prospettiva che risulta assai preoccupante per il sud Italia è quella dell’unificazione della gestione della grande adduzione. A riguardo abbiamo già avuto modo di denunciare come la privatizzazione dell’EIPLI, azienda il cui compito è la gestione delle reti e opere di a valenza interregionale tra Puglia, Irpinia e Lucania, possa giocare un ruolo determinante nel costituire un colosso sul modello delle grandi multiutility quotate in Borsa, magari con la partecipazione di aziende partecipate dallo stato come SNAM, TERNA e con la partecipazione diretta di Cassa Depositi e Prestiti.

Leggi anche: Nel silenzio generale, l’acqua è stata quotata in borsa per la prima volta nella storia (e potrà essere oggetto di speculazione)

I punti più allarmanti del PNRR

A preoccupare gli aderenti al forum sono i contenuti della nota del Ministero alla Transizione Ecologica “PNRR – Proposte di interventi da ammettere a finanziamento” tramite cui si evidenziano e riportano le condizioni necessarie ai fini dell’allocazione delle risorse. Sono due i passaggi che destano maggiore preoccupazione in coloro che si battono per l’acqua pubblica: 

  • il PNRR prevede che il 70% delle risorse riguardanti l’investimento in parola siano assegnate ai singoli progetti per i quali l’affidamento del servizio idrico integrato interviene o sia intervenuto entro settembre 2021 mentre il restante 30% ai singoli progetti per i quali l’affidamento interviene entro giugno 2022 (scadenza quest’ultima inderogabile e indifferibile).
  • nell’ambito del negoziato e del definitivo PNRR sono state introdotte ulteriori condizioni ritenute necessarie ai fini dell’allocazione delle risorse. Per gli interventi riguardanti il servizio idrico integrato è necessario che vi sia l’avvenuta costituzione degli Enti di Governo di Ambito e l’avvenuto affidamento del Servizio Idrico Integrato a soggetti industriali adeguatamente strutturati, efficienti e affidabili aventi adeguata capacità gestionale e in grado di conseguire le previsioni di spesa e di realizzazione degli interventi nei tempi e nei modi imposti dal PNRR

Proposte e iniziative per tutelare l’acqua pubblica

Per esprimere il proprio dissenso nei confronti del PNNR, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha deciso di mobilitarsi, organizzando la “carovana dell’acqua”, che consiste in una serie di iniziative che si terranno tra ottobre e novembre in vari territori italiani e che si concluderà il 20 novembre a Napoli, con una manifestazione pubblica a carattere nazionale.

Per tutelare questa risorsa preziosa, il Forum Italiano dei Movmienti per l’Acqua chiede l’investimento delle seguenti risorse – tramite il PNRR – nell’arco dei prossimi 5 anni 

  • 2 mld di € per la ripubblicizzazione del servizio idrico, da utilizzare nel primo anno di intervento
  • 7,5 mld. di € (cui aggiungere risorse provenienti dai soggetti gestori per circa ulteriori 2,5 mld) per la ristrutturazione delle reti idriche
    26 mld. di € (di cui 50% provenienti dal Recovery Plan e il restante 50% da ulteriori fonti di entrata) per il riassetto idrogeologico e la messa in sicurezza del territorio

La parola d’0rdine dovrebbe essere migliorare (la gestione dei servizi idrici). Non privatizzare! 

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Fonte: Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

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