Ai figli i cognomi di entrambi i genitori: sentenza storica in Italia, dopo anni di battaglie
Chi nasce in Italia potrà avere finalmente il cognome di entrambi i genitori. Lo ha stabilito una sentenza storica della Corte Costituzionale, che considera illegittime tutte quelle norme che attribuiscono in automatico il cognome del padre ai figli. Norme considerate (finalmente!) discriminatorie e lesive dell’identità del figlio.
Nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale. – chiarisce la Corte – La regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico.
La Corte ha quindi dichiarato l’illegittimità costituzionale di tutte le norme che prevedono l’automatica attribuzione del cognome del padre, sia per i figli nati all’interno di un matrimonio, fuori dal matrimonio che per i figli adottivi.
“È compito del legislatore regolare tutti gli aspetti connessi alla presente decisione” aggiunge la Corte costituzionale.
CE L’ABBIAMO FATTA!!!La pronuncia della Corte Costituzionale sul cognome del nato rappresenta una piccola rivoluzione….
Posted by Domenico Pittella on Wednesday, April 27, 2022
Con questo verdetto nel nostro Paese cade finalmente un grande tabù e le donne conquistano un diritto sacrosanto, per il quale si sono battute per anni. In tanti altre nazioni come la Spagna avere il cognome sia del papà che della mamma rappresenta la normalità. Seppur con enorme ritardo, finalmente l’Italia fa un grande passo avanti nel rispetto della parità di genere e dice addio a uno dei tanti retaggi di una società ancora troppo patriarcale e discriminatoria.
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Fonte: Corte Costituzionale
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