Allarme influenza aviaria nel Veronese: focolaio in un allevamento di tacchini, saranno abbattuti 13mila esemplari
Torna l’incubo dell‘aviaria in Italia. Un focolaio di influenza sottotipo H5N1 – ad alta patogenicità – è stato individuato in un allevamento di 13mila tacchini a Ronco All’Adige, in provincia di Verona, dove negli ultimi giorni si era assistito ad un aumento improvviso della mortalità degli animali. A renderlo noto è il Sivemp, il sindacato italiano veterinari di medicina pubblica, che ha avuto la conferma da parte del Centro di referenza nazionale dell’IzsVe (Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) a seguito dei test effettuati sugli animali allevati.
Circa 200 esemplari sono già deceduti dopo aver contratto il virus, ma adesso anche gli altri sopravvissuti dovranno essere abbattuti per evitare che la malattia si diffonda ulteriormente. Una vera e propria strage.
Il secondo focolaio di aviaria in Italia nel giro di pochi giorni
Ed è già la seconda mattanza nel giro di una settimana. Qualche giorno fa la stessa sorte è toccata ad oltre 37mila tacchini di un allevamento nel Ferrarese, dove è scoppiato un altro focolaio di influenza aviaria sottotipo H5N1 a bassa patogenicità.
Intorno alla fine dello scorso anno l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) aveva messo in guardia sulla probabile diffusione dell’influenza aviaria sul territorio europeo, anche in Paesi non interessati da focolai. In una nota, spiega che negli ultimi tempi il virus è in espansione su tutto il continente.
“La situazione epidemiologica dell’influenza aviaria in Europa è in rapida evoluzione, con crescente aumento del numero di focolai confermati da virus HPAI, sottotipo H5, in volatili selvatici e nel pollame domestico in Germania, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Svezia, Francia, Polonia, Croazia e Slovenia” si legge nel comunicato dell’EFSA, risalente alla fine dello scorso anno.
E la probabilità che possa scoppiare una nuova pandemia mondiale non è poi così remoto, anzi. I rischi connessi agli allevamenti intensivi (non solo quelli avicoli) sono ormai noti a tutti, eppure si continua a sottovalutare la situazione.
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Fonte: Sivemp
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