Allarme rosso sull’app Immuni, la vogliono i servizi segreti?

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L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'agenzia Dire, per Direoggi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Nuova grana per il Governo. Brutta, bruttissima e riguarda l’app Immuni, quella che tra qualche settimana dovremo scaricare sui nostri cellulari e che ci traccerà nei nostri spostamenti quotidiani. Al momento se ne parla sottovoce, nei corridoi dei Palazzi della politica, perché la questione, se non chiarita subito e in modo netto, rischia di diventare una bomba.

L’app Immuni, scelta dal nostro Governo, è stata ‘suggerita’ dai servizi segreti? Sì, almeno stando a quanto si è saputo dopo l’audizione della ministra all’Innovazione, Paola Pisano, davanti il Comitato parlamentare di controllo sull’attività dei servizi a segreti.

Alcune fonti riferiscono che la ministra sul punto è stata netta: la scelta è stata fatta dal Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza diretta da Gennaro Vecchione, che risponde direttamente al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Ma proprio Vecchione, sentito prima della ministra, aveva detto il contrario. Per questo ora dovrà tornare davanti al Copasir per spiegare e chiarire.

Tutti capiscono il peso della vicenda: sapere che i nostri dati, spostamenti, contatti ecc. anche se dopo un certo tempo distrutti potrebbero comunque finire in copia in qualche altro centro di raccolta dati, apre scenari da incubo, con più della metà della popolazione italiana a rischio intrusione.

Perché l’app sarà disponibile per cellulari che hanno sistemi operativi Apple (iOS) e Google (Android) e funzionerà tramite lo standard del Bluetooth Low Energy, una tecnologia wireless progettata per nuove applicazioni emergenziali, a bassissimo consumo energetico e che quindi non richiede che sia attivato.

Non sono ore facili per il Governo e la sua maggioranza, che all’interno continua a litigare ogni giorno. Non solo sull’atteso decreto Maggio, con le nuove ingenti risorse per la ripartenza della nostra economia, ma pure sulla regolarizzazione degli immigrati da destinare, ad esempio, ad urgenti lavori per la raccolta agricola.

La ministra alle Politiche agricole, la battagliera Teresa Bellanova di Italia Viva, sul punto è decisa: se non ci sarà regolarizzazione è pronta anche a dimettersi. Non importa a Vito Crimi, il capo politico del M5S, che invece degli immigrati vorrebbe mandare nei campi quanti adesso prendono il reddito di cittadinanza.

Intanto la proposta lanciata dalla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, vista l’emergenza sanitaria, di prevedere la possibilità di lavorare meno ore a parità di salario, è stata prontamente bocciata da Confindustria, che con il nuovo presidente Carlo Bonomi darà filo da torcere all’esecutivo: «Non abbasseremo la testa», urlano in ogni dove.

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