Almodóvar a Venezia77 annuncia i suoi prossimi lavori: “Girerò un western e un film distopico sulle sale sparite”

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Il regista ,al Lido per presentare 'The Human Voice' con Tilda Switon, esorta il pubblico a tornare al cinema

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VENEZIA – Un western e una pellicola distopica in cui le sale cinematografiche sono sparite. Pedro Almodovar a Venezia spiazza tutti annunciando i suoi due nuovi progetti su cui iniziera’ a lavorare a breve. Il regista spagnolo, oggi alla Mostra del Cinema, ha presentato la sua ultima opera ‘The Human Voice‘, insieme alla protagonista Tilda Swinton. Si tratta di un mediometraggio di trenta minuti in cui Almodovar rivede l’opera teatrale di Jean Cocteau, attualizzandola e trasformandola con il suo stile distintivo. E’ il primo film in inglese del regista, che in conferenza stampa questa mattina al Lido, ha annunciato di trovarsi in una nuova fase creativa, iniziata gia’ con ‘Julieta’ e proseguita con ‘Dolor y Gloria’ in cui vuole sentirsi libero. Cosi’ mentre l’industria cinematografica si orienta sempre piu’ verso la serialita’, l’anticonformista autore spagnolo punta sui cortometraggi e annuncia di aver scritto gia’ due piece della durata orientativa di 45 minuti, la prima, e di 15-20 minuti la seconda. “Entrambi avranno un’impronta teatrale e le riprese avverranno in un’unica location- ha annunciato Almodovar- Si tratta di un western che si chiamera’ ‘Estrana forma de vita’, mentre il secondo progetto parlera’ della crisi dei Cinema. Sara’ su un racconto distopico in cui i cinema sono scomparsi da Madrid o dalla Spagna. Parlero’ di come questo vuoto delle sale influisce sulle persone”, ha concluso.

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ALMODOVAR: “NO A LOCKDOWN DURATURO, TORNARE AL CINEMA”

Almodovar al Lido ha quindi ha parlato anche del lockdown generato dall’emergenza Covid e dell’esigenza di tornare in sala perche’ “ci sono alcune emozioni che si possono provare solo davanti a un grande schermo, al fianco di persone che non si conoscono, in una stanza scura. Ci sono diverse cose che ci ha dimostrato il lockdown, tipo quanto la gente dipende dalla finzione- ha dichiarato Almodovar- La finzione e’ stato anche un modo di riempire il tempo. E quando parlo di finzione, mi riferisco anche alla cultura, che e’ assolutamente necessaria. Tutto quello che avete visto (in questi mesi a casa ndr) e’ stato scritto, interpretato e illuminato da qualcuno. Le piattaforme hanno svolto un ruolo importante. Pero’ c’e’ un altro risultato che a me pare inquietante e negativo. Il lockdown ci ha mostrato la casa come un luogo di reclusione, da dove possiamo lavorare, comprare, incontrare la persona della nostra vita, possiamo ordinare cibo, il tutto sedentariamente. Le imprese hanno capito che far lavorare da casa e’ piu’ economico, ma e’ pericoloso”, ha messo in guardia Almodovar. “Nel caso del lockdown e’ stata una reclusione temporanea, ma non vorrei che questa si prolungasse nel tempo. Io contrapporrei alla reclusione, il cinema. Andare al cinema e’ un’avventura, devi vestirti, pensare a come apparire agli altri e devi metterti in un luogo pubblico da condividere con degli sconosciuti. Alla fine ti ritrovi a piangere con gli altri ed e’ un’esperienza umana fondamentale. Ovviamente i film sono fatti per essere visti in ogni modo, ma sentire respirare gli spettatori in sala a me fornisce molte informazioni su cosa genera la pellicola nello spettatore”, ha spiegato il regista. “Naturalmente i film sono fatti per essere visti in qualsiasi modo, ma con un film su Netflix si perde questo. Dobbiamo andare al cinema, per questo subito dopo il lockdown ho fatto questo film e tra poco iniziero’ a lavorare su altri progetti”, ha aggiunto.

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