Amazzonia, in Bolivia fiamme mai spente: da gennaio 15mila roghi
- Alessandra Fabbretti
- 07/05/2020
- Mondo
- a.fabbretti@agenziadire.com
Intervista a Erik Taylor, fondatore di Sustainable Bolivia, una ong che dal 2007 si impegna per la protezione della riserva di Aquicuana Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – “In Bolivia gli incendi nella foresta amazzonica continuano. Non siamo in grado di dire se siano di origine naturale o dolosa, di sicuro non abbiamo le risorse sufficienti per combatterli: qui i pompieri sono i volontari delle comunità che vivono nella riserva, portano anche donne e minori a spegnere le fiamme con ciò che hanno. E la stagione delle piogge è finita”. Con l’agenzia Dire parla Erik Taylor, il fondatore di Sustainable Bolivia, una ong che dal 2007 si impegna per la protezione della riserva di Aquicuana, prossima al confine con il Brasile. Tra gli obiettivi dell’ong ci sono la riforestazione, la sensibilizzazione e l’educazione sui temi legati alla sostenibilità ambientale e lo sviluppo delle comunità locali.
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Negli ultimi giorni varie associazioni hanno avvertito che gli incendi nell’Amazzonia boliviana sono in aumento e che si rischia che si ripeta il disastro dello scorso anno, quando per settimane vaste porzioni del polmone verde del mondo andarono in fumo. Il Wwf a dicembre calcolò perdite per 12 milioni di ettari.
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Stando alla fondazione Amigos de la naturaleza (Fan), da gennaio ad aprile la Bolivia ha registrato 15.354 incendi, con un aumento del 35 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’associazione ha riferito che questi dati giungono dai rilievi satellitari della Nasa.
Una situazione di cui è testimone anche Taylor ad Aquicuana. “Ora siamo anche più preoccupati – dice l’ambientalista – perché la stagione delle piogge è finita e stiamo entrando in quella secca“.
Il fondatore di Sustainable Bolivia calcola che nel 2019 “sono andati persi 20.000 ettari di foresta nella riserva di Aquicuana a causa degli incendi incontrollati e riforestare è un lavoro duro”. Taylor aggiunge: “La passata stagione delle piogge non è stata particolarmente umida, purtroppo, quindi temiamo che possa ripetersi il dramma dello scorso anno. Siamo pieni di buona volontà, ma la verità è che non abbiamo le forze e gli strumenti per far fronte a incendi come quelli del 2019. In luglio e agosto sarà dura”.
In questi giorni la stampa latinoamericana ha rilanciato le denunce degli ambientalisti che dietro agli incendi vedono la mano dell’uomo, interessato ad estendere i campi coltivabili. “Gli incendi possono avere anche origini naturali ma non va esclusa la causa dolosa” commenta Taylor. “L’Amazzonia è preda di tante attività illegali, a partire dal contrabbando di legname”.
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