Apertura frontiere extra UE: come funzionerà in Italia
A partire dal giorno 1 luglio 2020 l’Unione Europea riaprirà le sue frontiere esterne a 15 paesi terzi. È stata questa la decisione presa a Bruxelles, ma che, tuttavia, potrà essere rivista ogni due settimane in base all’andamento dell’epidemia che ha caratterizzato il corrente anno.
Una scelta dettata dal timore di una nuova ondata di contagi importati da quelle Nazioni in cui il virus non sembra voler rallentare. E a mantenere un certo rigore è soprattutto il nostro Paese. L’Italia, infatti, ha deciso di restare su una posizione indirizzata alla “massima precauzione“. Questo vuol dire che anche per coloro che arriveranno da quelle Nazioni alle quali l’Europa ha dato il via libera, sarà previsto “un isolamento fiduciario e la sorveglianza sanitaria”.
Ma quali sono i Paesi che fanno parte della cosiddetta “lista verde” e che potranno entrare nell’area Schengen? L’Italia ha votato a favore di Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia, Uruguay, e Cina. Anche se quest’ultima sarà soggetta alla conferma della condizione di reciprocità, vale a dire che i viaggiatori potranno essere accolti se questa eliminerà, a sua volta, la quarantena obbligatoria nei confronti dei cittadini europei.
Attualmente rimangono esclusi gli Stati Uniti, la Russia, il Brasile e l’India a causa dell’alto numero di contagi.
La Gran Bretagna, nonostante la Brexit, viene ancora formalmente considerata parte dell’UE e per tutta la durata del periodo di transizione, che terminerà a fine anno.
I criteri secondo cui è stata presa questa decisione sono tre: un tasso di nuovi contagi ogni 100 mila persone nelle ultime due settimane non superiore a 16,1 (che è la media europea); un trend decrescente o perlomeno non in aumento e, soprattutto, un indice di “affidabilità” del sistema sanitario di un dato Paese superiore a 57.
Come detto in precedenza l’elenco dei Paesi che avranno accesso all’UE sarà rivisto ogni due settimane. Tuttavia, esentate dal divieto sono le categorie considerate “essenziali”: diplomatici, frontalieri, personale dei trasporti, studenti, persone bisognose di tutela, personale ad alta qualifica ritenuto necessario all’economia e passeggeri in transito.
Insomma, nei fatti la situazione è in continua evoluzione, ma quel che sembra piuttosto certo è che l’obiettivo del nostro Paese è cercare di “evitare di vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi“, come spiegato dal Ministro della Salute Speranza.