Arabia Saudita, sei anni di carcere all’attivista femminista

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ROMA – E’ stata condannata a cinque anni e otto mesi di reclusione Loujain Al-Hathloul, l’attivista per i diritti delle donne dell’Arabia Saudita. Il tribunale ha confermato l’accusa di “spionaggio per conto di Stati stranieri” e “attività volte a destabilizzare il Regno”. Al-Hathloul è diventata nota a livello internazionale per essere una delle voci più eminenti di una campagna volta ad abbattere due tabù nel paese wahabita: il divieto di guida per le donne e il sistema della “tutela legale”, per cui ogni decisione – dai viaggi al matrimonio – deve essere assunta attraverso il parente maschio più prossimo. Pratiche che, come avvertono da anni gli attivisti, limitano fortemente la libertà di scelta per migliaia di donne saudite e che affondano le radici nella Shari’a, la legge islamica, che il regno impiega come codice giurisprudenziale. L’attivista è stata arrestata nel 2018 a pochi giorni dalla legge che ha finalmente abolito il divieto di guida per le donne. Il tribunale ha tuttavia sospeso due anni e dieci mesi della condanna prevista e riconosciuto i tre anni che Al-Hathloul ha già trascorso in detenzione preventiva, facendo sì che all’attivista restino solo tre mesi da scontare dietro le sbarre. Durante la sua incercerazione, l’ormai 31enne ha continuato la sua militanza politica denunciando le torture e le violenze subite, tra cui abusi sessuali, elettroshock e la pratica del “waterboarding”. Accuse che le autorità hanno negato con forza, respingendo anche la tesi dell’arresto per ragioni politiche. Secondo la magistratura, con le sue attività Al-Hathloul avrebbe invece cercato di danneggiare la famiglia reale.

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Da Dire.it

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