Attivista del Sud Sudan fugge negli Stati Uniti: “Mi vogliono uccidere”

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attivista sud sudan

L'economista risiedeva nella capitale keniana da febbraio, dove era fuggito con sua moglie e i tre figli dopo aver scontato 18 mesi di reclusione Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Temeva che il governo prima o poi lo avrebbe arrestato e ucciso, cosi’ ha deciso di fuggire negli Stati Uniti. È la storia di Peter Biar Ajak, economista e attivista per i diritti umani del Sud Sudan. Ai media statunitensi ha raccontato che un uomo vicino alle istituzioni lo aveva messo in guardia: il governo del presidente Salva Kiir stava pianificando di farlo sequestrare e uccidere a Nairobi, oppure di riportarlo in Sud Sudan. L’economista risiedeva nella capitale keniana da febbraio, dove era fuggito con sua moglie e i tre figli dopo aver scontato 18 mesi di reclusione.
In un tweet, Ajak ha ringraziato il segretario di Stato americano Mike Pompeo e i funzionari americani del Dipartimento di stato presenti a Juba e Nairobi “per aver aiutato me e la mia famiglia a metterci in salvo dallo ‘squadrone della morte’ mandato dal presidente Kiir“. Il capo dello Stato, ha continuato l’attivista, “ha governato per nove anni con pugno di ferro senza mai tenere regolari elezioni”. “Ora – ha aggiunto Ajak – il voto dovra’ svolgersi il 21 dicembre”.

Kiir ha respinto le accuse mosse da Ajak e ha contestato la sua scelta di chiedere asilo politico negli Stati Uniti. “Questa storia e’ una totale assurdita’” ha detto Ateny Wek Ateny, addetto stampa del presidente, ricordando che “Ajak e’ stato graziato dal presidente e gli e’ stato permesso di andare all’estero”.
In un intervento sul Wall Street Journal, Ajak ieri ha spiegato i motivi della sua scelta: si sarebbe attirato l’avversione del capo dell’esecutivo per essersi battuto affinche’ nel Paese si svolgano elezioni regolari e trasparenti. Secondo l’attivista, chi si batte per la democrazia in Sud Sudan “paga un prezzo molto alto”. Ajak ha ricordato di essere stato condannato a due anni di reclusione per le sue posizioni in favore della democrazia. “Ma non e’ questa la democrazia che l’Occidente negozio’ nel 2011″ ha denunciato. Il riferimento e’ alla fine del conflitto in Sudan (1983-2005) che si concluse con la secessione e l’indipendenza del Sud Sudan alcuni anni piu’ tardi. Nel nuovo Paese pero’, tre anni dopo, comincio’ una guerra civile. Solo di recente si e’ formato un governo di unita’ nazionale che dovrebbe riportare pace e stabilita’.

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