Aviaria: autorizzato l’abbattimento di 500 fagiani in un allevamento in provincia di Pordenone
L’aviaria continua a diffondersi a macchia d’olio in Italia. E adesso l’influenza è arrivata anche in un allevamento di fagiani di Sesto al Reghena, in provincia di Pordenone. Qui qualche giorno fa è stato individuato un focolaio di virus a bassa patogenicità H5N2. E, in maniera preventiva, il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria Friuli Occidentale ha disposto l’abbattimento di 500 esemplari. A farne le spese di tutta questa situazione – sono ancora una volta – gli animali indifesi.
Proprio ieri vi abbiamo raccontato dello sterminio di migliaia di polli, documentato dai droni dell’associazione di Essere Animali in un allevamento avicolo in provincia di Vicenza, in cui è scoppiato un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità (sottotipo H5N1).
A partire dallo scorso ottobre nel nostro Paese si sono registrati oltre 300 focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (sottotipo H5 e H5N1) negli allevamenti intensivi, ma sono non sono mancati i casi tra gli animali selvatici. La regione maggiormente colpita dall’epidemia è il Veneto, dove sono presenti il maggior numero di allevamenti avicoli, seguita dalla Lombardia.
Ma i casi si stanno diffondendo anche in Friuli-Venezia Giulia. Prima del caso di Sesto al Reghena era stato rilevato un focolaio in un allevamento di polli a Fagagna, in provincia di Udine, dove poi ne sono stati abbattuti oltre 10mila per contenere la diffusione dell’epidemia.
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Strage di animali in Europa
L’influenza aviaria, oscurata dalla pandemia di Covid, sta provocando una strage di animali nel nostro Paese, ma anche nel resto d’Europa. Non sono mancati i focolai fuori dai confini europei, come in Israele, dove oltre 5200 gru migratorie sono morte a casa del virus (si tratta di un disastro senza precedenti per la fauna selvatica del Paese)
Per quanto riguarda l’Italia, si stima che negli allevamenti siano stati uccisi addirittura oltre 15 milioni di polli, galline, tacchini e quaglie. Una cifra spaventosa. E la scia di sangue non sembra destinata a fermarsi.
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Fonte: Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie
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