Banchi innovativi, all’Ovidio di Sulmona si usano già
La dirigente scolastica: "È un investimento sulla scuola, non capisco perchè sia diventato terreno di battaglia" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – Sedile flessibile, superficie di lavoro regolabile, porta-borracce e una base con rotelle che può garantire facilmente gli spostamenti, favorendo così i lavori in gruppo. I banchi innovativi di cui si parla in questi giorni sono stati già scelti da molte scuole italiane soprattutto per la didattica laboratoriale. Tra questi, anche l’istituto ‘Ovidio’ di Sulmona, che li ha sperimentati già 4 anni fa all’interno del laboratorio linguistico e dell’aula 3.0 dedicata a Fabrizia Di Lorenzo, la studentessa abruzzese morta nell’attentato di Berlino del dicembre 2016.
“Sono nati per favorire la flipped classroom (insegnamento capovolto), il cooperative learning, e la peer education: una didattica innovativa non basata sulla semplice trasmissione delle nozioni- racconta a diregiovani.it Caterina Fantauzzi, dirigente del polo che comprende il liceo classico ‘Ovidio’ e l’artistico ‘Mazara’- È vero che non costano poco, ma sono fatti veramente bene, e sono stati progettati con uno specifico criterio. È un investimento sulla scuola, non capisco perchè sia diventato terreno di battaglia“.
Il polo ‘Ovidio’ ha acquistato i banchi in due occasioni, rivolgendosi a due ditte diverse e con prezzi divergenti. L’investimento, dunque, varia a seconda della casa produttrice, ma le caratteristiche sono simili. “Con questi banchi la flessibilità dei gruppi è agevolata- continua la dirigente dell”Ovidio’, che in vista della riapertura di settembre ha ordinato sia i banchi innovativi che la tipologia tradizionale monoposto- è chiaro che ottimizzano lo spazio, ma il distanziamento è solo uno degli aspetti”.
Tradizionali o innovativi, per le scuole ora la priorità è che i banchi arrivino in tempo, assieme a una spesa programmata sull’istruzione. “L’investimento sulla scuola deve continuare soprattutto riconoscendo più dignità al personale– aggiunge la preside- Perché in questo momento difficile sono emerse tutte le competenze e le capacità del mondo scolastico. I docenti si sono rimboccati le maniche e, senza guardare l’orologio, hanno lavorato con forte senso di responsabilità, tirando fuori una grande voglia di fare”.
Adesso la sfida, per l”Ovidio’ come per gli altri istituti italiani, è quella di non disperdere proprio questo lavoro di innovazione inaugurato dalla didattica a distanza. “Dobbiamo fare tesoro del patrimonio acquisito durante il lockdown, che può esserci utile per arrivare a una didattica integrata, che agevoli anche i ragazzi che vivono lontano dalla scuola- conclude Fantauzzi- Non so se a settembre saremo pronti, come tutti speriamo. Ma il lavoro con gli enti locali sta andando avanti grazie al coordinamento del direttore dell’Usr e alla vicinanza del consiglio di istituto, con cui sono state prese tutte le decisioni. Anche per questo, sono molto fiduciosa”.
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