Bella Ciao: la storia e le molteplici versioni di una canzone universale, inno alla libertà
“Una mattina mi son svegliato… o Bella Ciao, Bella Ciao, Ciao, Ciao”: il nazifascismo e la guerra devastano l’Europa, dittature sanguinarie e stragi al fronte (e non solo) soggiogano interi popoli e un genocidio di massa è in corso nei campi di concentramento sparsi in tutto il nostro continente. In Italia un movimento spontaneo, la Resistenza, combatte per liberare il nostro Paese.
Ma chi e quando ha scritto questa canzone ormai famosa in tutto il mondo? Esiste realmente una versione “originale”? Il canto, in realtà, per certi versi è avvolto nel mistero. Ma è stato tramandato in modo incredibile.
Al successo europeo hanno contribuito molti artisti, primo tra tutti, probabilmente, Yves Montand, pseudonimo di Ivo Livi, italiano naturalizzato francese, che a due anni fuggì a Marsiglia con la sua famiglia perseguitata dai fascisti del Pistoiese. Il 6 giugno 1964 la sua interpretazione, accolta con un’ovazione dalla critica francese.
Quello che è certo, per quanto ancora c’è chi vuole metterlo in discussione, è l’universalità di un testo che vuol dire libertà e democrazia. E che oggi ci fa fare ancora di più un passo indietro nella memoria, un passo di 75 anni, soprattutto in un momento storico in cui ci sembra di aver nuovamente perso tutto.
La canzone nasce come canto di resistenza del movimento partigiano italiano ma nei decenni a venire è stata reinterpretata, tradotta, addirittura rivisitata in altri generi musicali fino ad arrivare al trap di Master Sina, artista emiliano di origini tunisine che è riuscito a realizzare rime in tre lingue: italiano, arabo e francese.
“Una mattina mi sono svegliato… e ho trovato l’invasor”: l’hanno cantata gli spagnoli contro il regime franchista, i palestinesi nella sanguinosa striscia di Gaza, i turchi nel 2013 contro il regime di Erdogan così come i i giovani durante le Primavere arabe, ma anche i ragazzi del movimento Fridays for Future lanciato da Greta Thumberg.
This made us smile. Reema Alhabbash, a young Palestinian girl in Gaza, and her father play Bella Ciao on the Oud and Qanun. [Video via @women4pal on Twitter]
Posted by Adalah Justice Project on Tuesday, April 21, 2020
Tutti, in qualche modo, hanno sentito che ‘Bella Ciao’ rappresentava la voglia di libertà da quell’invasor che fosse un dittatore, una guerra, ma anche il clima impazzito. Fino alla più recente dominazione, quella di un virus che ha confinato mezzo mondo in casa, a volte senza poter più lavorare, e che mette in pericolo la vita di tutti gli esseri umani.
Come l’anno scorso anche alcuni abitanti del piccolo paese Bamberg in Germania allo scoppio dell’epidemia in Italia (che, purtroppo, ha risparmiato ben poche zone del mondo), si sono riuniti esponendo bandiere italiane e cantando con l’accetto tedesco il canto, chiamandoci “Amici italiani”.
Tutti quelli che amano la libertà si sentono rappresentati da Bella Ciao.
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