Binetti: “La leadership femminile non è solo di sinistra”

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La senatrice UDC ha deciso di mettere al centro di una riflessione politica e insieme culturale sul potere e le donne e la capacita' di tenervi dentro "un punto di vista cristiano" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – “Il potere di fare, il cambiamento, la trasformazione“: e’ questa la vetta che la leadership femminile deve raggiungere, “non basta la moral suasion”. E’ la denuncia netta che Paola Binetti, senatrice UDC, ha deciso di mettere al centro di una riflessione politica e insieme culturale sul potere e le donne e la capacita’ di tenervi dentro “un punto di vista cristiano“. Un impegno politico che diventera’ un libro e che e’ gia’ partito con una serie di seminari online, questo secondo di ieri pomeriggio con un’impronta internazionale, che vedono coinvolte in analisi e contributi docenti, studiose, rappresentanti delle Istituzioni, giornaliste.

“Molti movimenti femministi non riconoscono al pensiero cattolico la possibilita’ di essere riconosciuto come un approccio culturale capace di promuovere il ruolo femminile in tutti i contesti sociali, come se fosse impossibile avere questa caratteristica da donne cattoliche“, ha detto la senatrice Binetti che ha deciso di rispondere a queste critiche, “dopo anni in Parlamento”, con il convincimento che “la leadership al femminile non sia solo di sinistra”.

E’ importante distinguere i contesti nazionali per contestualizzare destra e sinistra, secondo Vittoria Feola, docente di Storia moderna all’Universita’ di Padova, che ha ricordato come “in Francia, ad esempio, sui temi femministi ci sia consenso tra destra e sinistra, e come anche molti uomini li sostengano”.

Sul fronte squisitamente politico italiano non e’ mancata una riflessione legata alla recente polemica sull’App Immuni che “ha mescolato- questo l’errore stigmatizzato dalla senatrice Binetti- il privato, ovvero la donna con il bambino, con il pubblico, rappresentato dall’uomo al lavoro con il pc”. E ancora un accenno alle recenti task force costituite senza donne: “Il premier Conte ha detto di ‘non averci pensato’. E’ questo- ha rimarcato ancora la senatrice- uno dei punti che distinguono le donne che cercano sempre di coinvolgere gli uomini in cio’ che fanno, mentre fin troppo spesso il punto di vista maschile tende ad essere autoreferenziale, e solitamente ad escludere”.

Ma bisogna rincorrere gli uomini sulla leadership o costruirne una diversa? E’ la domanda alla quale le diverse studiose invitate hanno contribuito con riflessioni filosofiche, ma anche teologiche. Claudia Valbuena, docente universitaria di lingue, ha parlato della necessita’ di “lavorare sulla formazione, affinche’ il o la leader cresca nelle sue specifiche potenzialita’”. Non una rincorsa al modello maschile quindi, un errore in cui spesso cadrebbero le donne, secondo Ana Machado, economista, che ha sottolineato: “Quando le donne raggiungono posizioni di vertice acquisiscono gli stessi difetti degli uomini”. Ed e’ questa la sfida: il potere puo’ cancellare quegli aspetti di cura e di relazione con l’altro che sembrano essere connaturati ad una leadership femminile? Costruire un’alterita’ al modello maschile senza contrapposizione e’ stato l’invito di Maria Ferrari Aparecida, docente di etica dell’Universita’ Santa Croce, che ha valorizzato il tema “dell’unita’, invece della conflittualita’ o della competizione”.

E di alleanza con il maschile, di “bilancio tra vita familiare e lavoro” – un tema cardine nel lavoro di Paola Binetti che di fatto grava sulle scelte femminili- ha parlato Monica Herrero, docente all’Universita’ di Navarra. Ed e’ proprio su questa dicotomia pubblico/privato, storicamente legata a tutte le battaglie fatte da un preciso femminismo di sinistra che ha “liberato le donne dal familiare come impedimento per l’affermazione pubblica” che ritorna il tema della realizzazione della donna di oggi.

“Per rincorrere il maschile ha perso pezzi di se'” ha detto Paola Binetti, ma anche quello di una leadership connotata al femminile che fa comunque fatica ad affermarsi con pienezza, soprattutto nella sua connotazione cattolica che, rievocando la “secondita’” biblica del femminile, viene spesso confusa con sottomissione. Una sfida culturale che a sorpresa chiama in causa proprio la teologia, non quella dei padri della Chiesa, ma quella del 900, ad esempio, legata al dogma trinitario che ricorda come “essere capo non voglia dire stare sopra o essere ontologicamente superiori” ha ricordato Isabel Troconis, dell’Universita’ della santa Croce.

Il tema della leadership femminile quindi entra a gamba tesa anche nel mondo della Chiesa, non solo nella vita sociale e in quella politica. “Papa Francesco sta mettendo in moto una serie di processi, che valorizzano le donne introducendole anche nel governo stesso della Curia. C’e’ ancora strada da fare- ha detto Binetti- ma e’ certo che le donne devono partecipare di piu’ al governo della Chiesa”.

Hanno preso parte al dibattito anche le docenti Cristina Reyes che ha rimarcato il valore dell'”equilibrio tra uomo e donna” invece della distinzione “maschile e femminile” e Susana Lopez, matematica e filosofa impegnata nell’ambito della formazione. L’idea con cui portare avanti questa sfida e’ che si debba abbandonare una logica di contrapposizione, forse anche tenendo presente che “i femminismi di sinistra in Italia vivono una grande trasformazione, legata al dato generazionale.

Il tema della maternita‘ e della liberta’ sessuale e’ oggetto di punti di vista molto diversi e forse in questa frammentazione c’e’ la strada di una composizione su posizioni comuni, o almeno su un comun denominatore di unita’”, come ha evidenziato DireDonne che segue quotidianamente il dibattito interno alle femministe del Paese. Come ha ricordato la biblista Iranzu Galdeano, leader e’ “colui o colei che trascina”, una capacita’ che diventa cruciale nel momento trasformativo e dell’azione. E tra i tanti esempi non ha mancato di ricordare “Margaret Thatcher – di cui poco si parla- “leader del neoliberalismo”, protagonista di una pagina di storia universale e non solo del suo Paese.

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