Boldrini (Pd): “Lo psicologo di base accompagna nelle fasi difficili della vita”

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Garantire a tutti l'assistenza psicologica di base è l'obiettivo che si pone il disegno di legge di cui la senatrice è prima firmataria Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Problemi legati a particolari fasi del ciclo di vita oppure all’adattamento, come lutti, perdita del lavoro, separazioni e malattie; disagi emotivi transitori dovuti ad eventi stressanti, come per esempio quello dell’emergenza Covid-19. Sono alcune aree di intervento su cui lo psicologo di cure primarie (PSICUP) è chiamato ad intervenire tempestivamente, offrendo un breve supporto primario. L’istituzione di questa figura professionale, che ha l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini l’assistenza psicologica di base, è l’obiettivo che si pone il disegno di legge dal titolo ‘Istituzione dello psicologo di cure primarie’, presentato oggi al Senato in occasione di una conferenza stampa.

L’agenzia di stampa Dire ha intervistato la sua prima firmataria, la senatrice Paola Boldrini, capogruppo del Pd in Commissione Sanità. “Lo psicologo per le cure primarie è un professionista della psicologia che si occupa dei primi livelli dei disagi che possono avere i cittadini affrontando le tematiche della vita- spiega la senatrice- Non è la prima volta che se ne parla, ma una proposta di legge così organica non era mai stata presentata. Il sostegno psicologico per il benessere della persona era già stato inserito in tantissime leggi, quindi si andrebbe a completare un percorso iniziato se vogliamo addirittura dalla 833/78, passando poi per la legge Balduzzi, con un ampliamento dei servizi territoriali più prossimi ai cittadini, per il decreto Calabria e ancora per il piano della cronicità”.

Garantire a tutti l’assistenza psicologica di base, è un po’ questo l’obiettivo che si pone il disegno di legge. Ma perché ha pensato ad una proposta del genere? Abbiamo bisogno tutti dello psicologo oggi?

“Innanzitutto bisogna sfatare il mito per cui chi va dallo psicologo ha dei problemi mentali, perché non è assolutamente così– risponde Boldrini- Era una legge nel cassetto già da tempo, poi l’emergenza Covid-19 ha prodotto effetti sulla psiche delle persone, a volte anche devastanti. Pensiamo a cosa ha significato per tanti professionisti della sanità ritrovarsi di fronte all’impossibilità di salvare le persone, perché abbiamo visto purtroppo quanti decessi ci sono stati. Poi ci sono i cittadini: a molti di loro lo stare chiusi in casa tre mesi ha sicuramente provocato un disagio, anche se momentaneo”. Lo psicologo delle cure primarie, e questo “è scritto anche nei Lea”, si occupa quindi di accompagnare le persone nei vari stadi della loro vita. “Pensiamo ancora alle donne durante la maternità- prosegue la senatrice- un periodo senz’altro bellissimo che però potrebbe presentare delle problematiche, per esempio nell’accudimento del bambino. Spesso confrontarsi con qualcuno per avere un supporto è importante, per mantenere un benessere psico-fisico. Non tutti hanno bisogno dello psicologo, certamente, ma abbiamo il dovere di sostenere le persone con fragilità”.

C’è ancora un pregiudizio sociale nell’andare dallo psicologo?

“Sì, ma devo dire molto meno rispetto ad un tempo, anche perché oggi ne abbiamo davvero molta esigenza– risponde ancora alla Dire la senatrice Boldrini- Io faccio parte anche della Commissione Infanzia e Adolescenza e proprio ieri abbiamo avuto un incontro con la psicoterapeuta Maria Rita Parsi, esperta di pedagogia, la quale ci ha confermato che soprattutto in questo momento c’è un grande bisogno di sostegno psicologico negli adolescenti. Molti di loro hanno subito lutti a causa del Covid, spesso a morire sono stati i loro nonni, e sappiamo bene che rapporto speciale esiste tra nonni e nipoti. Cercare di metabolizzare un lutto è molto importante, non deve essere qualcosa lasciata al caso. L’adolescenza, poi, è già di per sé un periodo particolare, quindi se ci aggiungiamo anche tutto quello che è avvenuto nei mesi trascorsi, credo davvero ci sia tanto bisogno di un supporto psicologico”.

Ma a prescindere dal Covid-19, secondo lei, c’è stato nella società moderna un aumento progressivo della richiesta di assistenza psicologica?

“Viviamo indubbiamente in una società complessa, con modalità di vita a volte angoscianti, con tante ansie e preoccupazioni familiari e lavorative- dice Boldrini- A volte si aggiungono anche preoccupazioni che hanno a che fare con la salute, pensiamo alle donne che accudiscono i genitori anziani. Tutto questi cambiamenti evolutivi nella nostra società hanno fatto sì che le persone sempre di più abbiano bisogno di un aiuto e di un sostegno primario di uno specialista, anche per un breve periodo”.

Tornando al disegno di legge, saranno il medico di base e il pediatra di libera scelta, laddove ne riscontrino l’utilità, a consigliare di andare dallo psicologo per le cure primarie?

“Lo psicologo di cure primarie dovrebbe lavorare insieme ad altri professionisti, in una rete multidisciplinare- fa sapere la capogruppo del Pd in Commissione Sanità- a partire dal medico di base che, conoscendo bene il suo paziente, potrebbe valutare se ci sia per lui la possibilità di ricevere un sostegno di tipo psicologico. Lo stesso vale per il pediatra di libera scelta con gli adolescenti. In alcune Regioni già esistono esempi di collaborazione tra questi medici e lo psicologo per le cure primarie”. Tra l’altro, sottolinea la senatrice Boldrini, ormai ci sono “tante evidenze scientifiche” che testimoniano l’esistenza di “un’interdipendenza tra lo psicologico e il biologico, per cui una persona affronta in generale meglio la vita quando ha una tranquillità psicologica”.

Il benessere mentale incide sulla nostra salute ed è stato dimostrato che dare una risposta più appropriata ai bisogni di salute corrisponde anche ad un risparmio per il Servizio sanitario nazionale. È così?

“Certamente- commenta Boldrini- bisogna prevenire le patologie e promuovere corretti stili di vita, perché questo significa avere un risparmio non solo economico per il Servizio sanitario nazionale, con un numero minore di accessi negli ospedali e meno ricorsi a terapie antidepressive, ma anche per la persona stessa- conclude- che va a migliorare la sua qualità di vita”.

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