Caldaia del Drago, una meraviglia della natura tra mito e realtà

Condividi
Tempo di Lettura: 2 minuti

La Caldaia del Drago è uno di quei luoghi della Sicilia di cui si parla poco, ma che merita molta attenzione. Si trova nel territorio di Mongiuffi Melia, nel Messinese, un’area ricca di piacevoli sorprese. Il nome è molto affascinante e fa venire subito voglia di saperne qualcosa di più. Perché si chiama Caldaia del Drago? Qual è la sua storia? Queste sono domande alle quali daremo una risposta oggi. Per farlo, dobbiamo addentrarci in contrada Uttara, lungo il fiume Ghiodaro. Qui si trovano due grotte e un incavo molto grande, nella pietra. Il perenne scorrere dell’acqua ha levigato la pietra e le pareti rocciose si alternano a boschi rigogliosi. Acqua e rocce, così, formano piccole e limpide piscine naturali. L’azione del torrente ha scavato, fino a creare una sorta di caverna, che colpisce anzitutto per un dettagli. Il colore delle pareti è, a tratti, un rosso cupo, che diventa in alcuni casi molto vivido, un po’ come se fosse sangue.

Perché si chiama Caldaia del Drago

A lungo la gente del posto ha evitato questo luogo. Il motivo è presto detto: si pensava che ci vivesse una bestia feroce e che questa uccidesse chiunque osasse curiosare lì intorno. Così è nato il nome di Caldaia del Drago, in dialetto “Quadàra du Drau“. Ancora oggi, c’è chi ha un certo timore ad avvicinarsi, anche se è ben chiaro cosa provochi quel colore rosso. Si tratta dei residui ferrosi che scorrono nel torrente. Nessuna spiegazione razionale, comunque, potrà mai avere la meglio sull’antica suggestione dei racconti popolari. Il mistero rende sicuramente questo luogo più affascinante e, qualora si decidesse di visitarlo, ci si sentirebbe ancora più ispirati dall’atmosfera. E poi c’è un altro dettaglio da non sottovalutare.

Il nome Caldaia del Drago non deve trarre in inganno. Fa subito pensare a delle acque termali, ma non è così. Il calore, infatti, non c’entra nulla. La traduzione deriva dalla parola siciliana “quadara”, che vuol dire “pentolone“. L’erosione che ha plasmato la grande piscina, infatti, ricorda i pentoloni di rame che un tempo si scaldavano in cucina, per la preparazione dei pasti. Se volete raggiungere Mongiuffi Melia e la sua Caldaia del Drago, dovete percorrere l’autostrada A18 Messina-Catania, uscendo a Taormina. Seguite le indicazioni per la Statale 114, direzione Messina, fino al bivio col semaforo di Letojanni. Deviate sulla sinistra e seguite le indicazioni per Mongiuffi Melia, sulla Provinciale 11.

L'articolo Caldaia del Drago, una meraviglia della natura tra mito e realtà sembra essere il primo su Siciliafan.

Da Sicilia Fan

Loading