Cancro: da uno studio fallito sulla tossicità dei farmaci antitumorali arriva la scoperta per evitare gli effetti collaterali delle immunoterapie
Quando alcuni pazienti hanno iniziato a mostrare effetti collaterali durante uno studio di immunoterapia contro il cancro, i ricercatori del Centro per l’immunoterapia contro il cancro del La Jolla Institute for Immunology (LJI) e dell’Università di Liverpool hanno esaminato i dati e lavorato per vedere cosa è andato storto.
Le loro scoperte, pubblicate di recente su Nature, forniscono indizi sul motivo per cui molte immunoterapie innescano pericolosi effetti collaterali.
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I ricercatori hanno affermato che:
Nel mondo dell’oncologia, l’immunoterapia ha rivoluzionato il modo in cui pensiamo al trattamento. Possiamo somministrare immunoterapie a pazienti anche con malattie metastatiche e diffuse, e poi solo tre anni dopo salutarli e dire loro che il loro cancro è guarito. Questo è un cambiamento sbalorditivo.
Sfortunatamente, alcune persone non vedono nessun cambiamento dopo l’immunoterapia, mentre altre sviluppano seri problemi ai polmoni, all’intestino e persino alla pelle durante il trattamento.
Questi effetti collaterali possono essere debilitanti, persino fatali, e i pazienti sono costretti a smettere di ricevere l’immunoterapia.
I ricercatori hanno lavorato con campioni di un recente studio clinico nel Regno Unito, per pazienti con tumori della testa e del collo, ai quali è stata somministrata un’immunoterapia orale chiamata inibitore PI3Kδ.
Gli inibitori di PI3Kδ promettono bene per la loro capacità di inibire le cellule T “regolatorie” (Tregs). Queste normalmente cercano di impedire ad altri linfociti T, di prendere di mira i tessuti del corpo. Gli oncologi inibiscono le Treg all’interno dei tumori, in modo che le cellule T possano liberarsi e generare cellule in grado di uccidere il cancro.
Sfortunatamente, 12 dei 21 pazienti nello studio hanno dovuto interrompere precocemente il trattamento perché hanno sviluppato un’infiammazione del colon.
Secondo i ricercatori, ai pazienti era stata somministrata una dose di inibitore PI3Kδ maggiore del necessario.
Il percorso che porta alla tossicità osservata nel nuovo studio, potrebbe essere ampiamente applicabile ad altri organi che ospitano cellule Treg simili, e ad altre immunoterapie mirate alle cellule Treg.
L’obiettivo dei ricercatori è progettare una sperimentazione clinica umana per individuare la strategia di dosaggio ideale.
Nel complesso, il nuovo studio mostra l’importanza di studiare non solo terapie personalizzate, ma anche dosi e programmi terapeutici personalizzati.
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Fonte: Nature
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