Caputo “Vacciniamoci tutti, non è ora di aprire stadi”
MILANO (ITALPRESS) – Il suo mestiere è fare gol. Lo sa fare molto bene e sa anche che dopo ogni rete ha gli occhi di milioni di appassionati su di sè. Ecco perchè, nell’ultima partita prima del lockdown di marzo e dello stop forzato dei campionati, Francesco Caputo, per tutti Ciccio, mostrò alle telecamere un foglio: “Andrà tutto bene, #restate a casa” era l’appello. Purtroppo tutto bene non andò. “No, però il messaggio che volevo mandare era: restate a casa, bisogna farlo. E non dobbiamo mollare: stiamo attenti, indossiamo la mascherina, prendiamo tutte le precauzioni”, spiega l’attaccante del Sassuolo in un’intervista rilasciata a “Repubblica”. Oggi il messaggio che manderebbe dopo un gol è: “Vacciniamoci tutti, a prescindere dai dubbi che la gente può avere. E’ la soluzione giusta per liberarci della pandemia”. Ormai da un anno si gioca con gli stadi vuoti. “Alla fine ti abitui a tutto, ma giocare senza l’atmosfera del pubblico è stata davvero dura. Ci mancano i tifosi, persino gli insulti. Però la salute viene prima: non è ancora tempo di riaprire”. Parla di insulti che mancano, ma Ciccio Caputo, anche se fa male alle difese avversarie, piace anche dalle tifoserie rivali
“Non lo so neanch’io il perchè. Avverto questa simpatia, mi rendo conto di quello che trasmetto, ma boh. Forse dipende dalla spontaneità. Può darsi che qualcuno si identifichi in me”. Magari nel ragazzo di provincia che dopo tanta gavetta arriva in Serie A a 30 anni e non smette di far gol. “Sono cresciuto sui campi in terra battuta e forse a guardarmi viene voglia di credere nei sogni”. Se poi sfociano nell’azzurro….”Non ho mai avuto l’assillo di diventare un calciatore, ho sempre giocato per divertirmi, ma con serietà e cercando di migliorarmi. Poco alla volta ho fatto la mia strada. Le due maglie azzurre che ho indossato le ho appese in casa, sono le uniche che ho esposto: se ne arriveranno altre o meno mi rimarrà per sempre dentro l’emozione di aver difeso i colori della mia nazione”. La A lo ha ignorato per troppo tempo (“Non so perchè e non è così importante”) e lui, tra gli allenatori decisivi per la sua esplosione, cita “Andreazzoli, con cui a Empoli giocavamo un calcio divertentissimo, è stato fondamentale, come poi De Zerbi”. Il suo idolo è sempre stato Del Piero, oggi ammira Immobile, uno dei pochi che ha segnato più di lui. “Sono del parere che i numeri dicano la verità, se dicono che sono tra i migliori qualcosa di vero ci sarà”. Il suo obiettivo, anche se gli anni sono 33, continua a essere quello di sempre: “Migliorarmi. Se penso all’Europeo? Non posso dire di no”.
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