Carlini: “Stop alle ferie e +30% di operazioni, così tagliamo le liste d’attesa”

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Intervista al neo presidente eletto della Società italiana di chirurgia, primario chirurgo dell'ospedale Sant'Eugenio di Roma dal 2003

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ROMA – Niente ferie e già il 30% in più di interventi chirurgici, per cercare così di recuperare quanto perso durante il lockdown e diminuire le liste di attesa. A raccontare all’agenzia Dire quanto si sta facendo per recuperare le operazioni slittate a causa del Covid, sperando di non essere costretti a un nuovo stop, è Massimo Carlini, presidente eletto della Società italiana di chirurgia. Nominato nello scorso weekend al 122esimo congresso della Sic, che raccoglie oltre 5.500 iscritti, Carlini è primario chirurgo dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma dal 2003 e presso lo stesso ospedale dal 2008 è anche direttore del Dipartimento di Chirurgia.

– Professor Carlini, il 17 ottobre è stato eletto presidente della Sic, e lo sarà per il biennio 2020-2022 per poi diventare presidente in carica per il triennio 2022-2025, nel primo congresso online della storia della società per l’emergenza Covid. Quali sono i progetti che intende portare avanti?

“La Sic ha 138 anni di storia, e’ attiva dal 1882, possiamo dire che e’ la società principe dei chirurghi italiani. La sfida e’ non dimenticare il passato ma progettare un futuro diverso: come un’istituzione autorevole e molto antica spesso si tende a non cambiarla, ma in questo caso e’ diverso. Noi rinnoveremo il dialogo e la comunicazione, riunendo tutte le forze associative, anche alla luce del contenzioso medico-legale che a volte allontana i chirurghi. Per questo serve più coesione e unificare tutte le componenti della chirurgia italiana”.

– Il Covid sta cambiando questa storia, tanto da avervi indotto a svolgere il primo congresso online. Come e cosa cambia per la Sic?

“È uno dei progetti già in corso e che perseguirò: progettare nuove modalità di condivisione della ricerca e della conoscenza e questo deve valere a prescindere dal Covid. Già nel titolo che abbiamo scelto per il congresso appena concluso, ‘La Chirurgia italiana non teme le avversità’, e’ rappresentata una delle sfide più grandi, a cui e’ giunta una risposta sentita: abbiamo avuto 1.100 partecipanti”.

– Sono tanti gli interventi chirurgici saltati nel periodo dell’emergenza: l’Acoi, l’Associazione chirurghi ospedalieri italiani, stima che nei primi mesi c’è stata una riduzione dell’80% delle attività.

“Siamo riusciti a salvaguardare gli interventi urgenti mentre abbiamo dovuto tagliare subito i piccoli interventi che non mettevano in pericolo la vita dei pazienti, per non intasare gli ospedali, anche perché alcuni sono stati convertiti in Covid hospital, e per mancanza delle risorse – i chirurghi – che sono state impegnate per far fronte all’emergenza. La Sic e’ vicina alle istituzioni: anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha partecipato al congresso, ha fatto un intervento in nostro sostegno, riconoscendo il ruolo che abbiamo svolto nel picco dell’emergenza”.

– A causa della nuova impennata dei contagi, c’è il rischio, ed in alcune aree ed ospedali è già una realtà, che non sia possibile procedere con nuovi interventi chirurgici, replicando quanto già visto ad inizio pandemia: è un problema che rientrerà?

“Tra le Regioni, gli assessori, i rettori e i dirigenti delle Aziende sanitarie locali, e’ in atto una consultazione permanente con un piano per rafforzare le strutture per il ‘day surgery’, dove spostare risorse economiche ed umane per aumentare e recuperare gli interventi saltati e smaltire le liste di attesa”.

– Riuscirete a recuperare le liste di attesa in aree del Paese più in difficoltà?

“Come Sic stiamo chiamando i pazienti uno ad uno: se si hanno complicanze, si presenta al paziente la possibilità di fare accesso al pronto soccorso così da predisporre l’intervento chirurgico nell’immediatezza. C’è la massima trasparenza con i cittadini, affinché conoscano la possibilità di procedere o attendere, qualora non volessero, non appena sarà possibile fare l’intervento. L’ospedale Sant’Eugenio, come altri, è un ospedale Covid-free, in cui non ci sono pazienti ricoverati per il Coronavirus: tutti i pazienti in attesa di un intervento che non possono essere trattati in altre strutture vengono da noi. Abbiamo svolto un 30% in più di interventi proprio per recuperare terreno e riportarci alla normalità. Alcune aree sul territorio nazionale sono purtroppo ancora indietro, ma ci si sta muovendo verso un coordinamento territoriale per non far perdere gli interventi. Nel caso della regione Lazio, c’è un coordinamento, una cabina di regia con tutte le strutture per comunicare tra chirurghi e dirigenti Asl rispetto agli interventi gia’ recuperati e da recuperare”.
– È possibile, a suo parere, fare una stima del tempo che servirà per recuperare gli interventi saltati a causa del Covid, ed evitare che ne saltino altri in questo momento di forte recrudescenza del virus?

“Un po’ di tempo per azzerare gli interventi servirà, parliamo di alcuni mesi. Come chirurghi siamo una categoria molto specialistica ma tutto quanto ci viene richiesto dalle istituzioni lo abbiamo fatto, rinunciando alle ferie, privandoci di una parte delle nostre risorse, per colmare il gap dei medici che mancano. Abbiamo coperto la mancanza e continueremo a farlo, fin quando la situazione non sara’ sanata. L’ospedale è la nostra casa e anche tanti chirurghi sono venuti meno contraendo il Covid, uno anche al San Camillo pochi giorni fa. Non ci sottrarremo”.

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