Centrafrica al voto, il 15% dei seggi chiusi per i ribelli
di Brando Ricci
ROMA – In Repubblica Centrafricana le elezioni presidenziali avrebbero fatto registrare un’alta affluenza nella capitale Bangui, mentre nel resto del Paese almeno il 15 per cento dei seggi non ha aperto a causa delle minacce dei gruppi ribelli che si oppongono al voto. E’ il bilancio della giornata elettorale di ieri che emerge dalle dichiarazioni dell’ente elettorale, dalla missione di peacekeeping delle Nazioni Unite nel Paese, la Minusca, e dai media locali. Le consultazioni si sono svolte nonostante da giorni una coalizione di sei milizie armate denominata Coalition des patriotes pour le changement (Cpc), abbia avviato una marcia verso la capitale per impedirle. La Minusca ha riferito sui social media di “una massiccia partecipazione” degli elettori. In un comunicato l’Onu afferma che il processo si è svolto in modo “pacifico” nella capitale. Colpi di arma da fuoco e minacce hanno fatto desistere gli organizzatori del voto in diverse aree del resto del Paese. E’ il caso della prefettura occidentale di Bouar, dove i primi spari sono stati registrati fin dalla mattina, e anche della località di Bossangoa, sempre nell’ovest del Paese. Quest’ultima città è ritenuta una roccaforte elettorae dell’ex presidente Francois Bozizé. Secondo diversi analisti e media locali, l’ex capo di Stato sarebbe anche dietro l’offensiva della Cpc, da intendersi come una ritorsione per l’invalidatura della sua candidatura al voto. Secondo l’Autorité nationale des elections (Ane), alla fine 800 seggi sul totale dei 5.400 del Paese, circa il 15 per cento, non hanno potuto aprire a causa delle violenze. Gli elettori centrafricani sono stati chiamati a scegliere tra 17 candidati, tra i quali il presidente in carica Faustin-Archange Touadera, indicato da molti come il favorito. Secondo l’Ane, i risultati sono saranno resi noto prima del 4 gennaio prossimo.
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