Centralia, la ghost town più famosa del mondo che brucia dagli anni ’60

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Videogiochi e film horror prendono spesso ispirazione da fatti e luoghi reali che, con le loro atmosfere e storie, rappresentano il soggetto perfetto per creare un prodotto ludico o cinematografico di successo. È il caso di Silent Hill, la cui serie di videogiochi prima e il film del 2006 dopo sono stati ispirati dalla città fantasma più famosa del mondo che brucia dagli anni ’60 perché ‘costruita sulla bocca dell’inferno‘.

Stiamo parlando di Centralia, un piccolo centro della Pennsylvania che, a causa di un incendio nel sottosuolo che brucia dal 1962 e mai domato, è oggi disabitata se non per cinque residenti che faticano a lasciarla e i curiosi e appassionati di passaggio.

La città fantasma della Pennsylvania

Centralia, situata nella contea di Columbia, in Pennsylvania, era una città degli Stati Uniti come tutte le altre fino al 27 maggio del 1962, quando un incendio l’ha trasformata a tutti gli effetti in una città fantasma. Non ci sono edifici, negozi o scuole, tutte le strade sono state sbarrate tranne una soprannominata Graffiti Highway per le scritte lasciate dai curiosi e dai turisti.

Che cosa ha causato un incendio capace di distruggere un’intera città? Per raccontare la storia di Centralia dobbiamo partire dal presupposto che si trattava di una città mineraria situata su un grande filone di antracite, un minerale in cui il carbone è presente in alte percentuali. Ed è proprio in una di queste miniere che scoppiò l’incendio del 1962, le cui fiamme si espansero rapidamente per i cunicoli sotterranei rendendo difficile qualsiasi intervento.

Ora, vi starete sicuramente chiedendo come fa il fuoco a continuare a bruciare nel sottosuolo. La risposta è molto semplice: molti cunicoli hanno delle aperture sulla superficie che permettono l’ingresso dell’ossigeno, il quale mantiene vivo il fuoco che produce molto calore e il fumo che si può vedere grazie alle spaccature createsi nell’asfalto. A quanto pare, il fuoco ha abbastanza materiale combustibile da consumare per continuare a sopravvivere per altri 250 anni circa.

Sindaco Centralia

Fonte: Getty

Sindaco e uno dei pochi residenti di Centralia

Centralia: l’evacuazione e la città oggi

Dopo l’incendio, la città venne evacuata perché continuavano a formarsi doline e sfiati termici che facilitavano il rilascio di gas nocivi come il monossido di carbonio e il biossido di zolfo non solo nelle strade, ma anche direttamente all’interno delle case. Inoltre, a causa del calore del fuoco nel sottosuolo, cominciarono a crearsi delle crepe improvvise sulle strade che causarono la morte di alcuni abitanti. Chiunque abbandonò la città, tranne 5 persone che decisero di restare. Dopo la loro morte bisognerà aspettare 250 anni prima che Centralia possa accogliere nuovi cittadini perché, secondo i calcoli degli esperti, è questo il tempo necessario per far sì che tutti i materiali che continuano ad alimentare il fuoco nel sottosuolo si consumino completamente.

Ora, immaginate una città abbandonata dove l’atmosfera di desolazione è resa ancora più spettrale dalla fuoriuscita di fumi che compaiono dalle crepe stradali. È ovvio che uno scenario del genere stuzzichi l’immaginazione, soprattutto quella di registi e creatori di videogiochi, ma non solo. Anche i turisti sono attratti da Centralia, incuriositi dalla città o semplicemente fan del film/videogioco, tanto che sull’unica strada presente hanno lasciato anche delle scritte o dei graffiti colorati, rendendo Centralia meno paurosa e più accogliente.

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