Che bello, sono sopravvissuto al virus ma adesso muoio di fame

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L'editoriale di Nico Perrone per Dire Oggi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Chiaro che si estremizza, si esaspera un sentimento che comunque scorre sotto traccia. Ogni giorno arriva una storia, di chi non ce la fa già più, di chi ha perso troppo e sa che comunque sarà costretto a chiudere, di chi impreca aspettando un sussidio, o il prestito, che non arriva. Il clima sta cambiando, e già domenica sera il presidente del Consiglio, nell’annunciare il mezzo via libera dal 4 maggio, in un passaggio aveva accennato ad una possibile reazione di rabbia da parte dei cittadini.

Per il Governo è un momento delicato, delicatissimo. Anche nella maggioranza si accumulano mugugni. Il Paese è stremato, milioni di cittadini temono per il loro futuro, per il lavoro e le loro attività. Tutti hanno capito che l’emergenza economica forse sarà più dura di quella sanitaria, con milioni e milioni di poveri e disoccupati in più. E non ci sarà pietà, nessuna comprensione: lo si è visto ieri con il giudizio dell’agenzia di rating Fitch che ha declassato il nostro debito, ormai a un gradino dal livello ‘spazzatura’.

Nel Pd c’è tensione, nessuno mette (per ora) in discussione Conte ma non si è più disponibili ad andare avanti a colpi di Dpcm. I provvedimenti dovranno passare per il vaglio del Parlamento, dove ci si può confrontare e magari accettare anche soluzioni dell’opposizione. Magari di Forza Italia, in questo modo mettendo in crisi il centrodestra, separando la parte responsabile dai ‘cattivi’ sovranisti guidati da Salvini e Meloni.

Pure nella Lega ci sono problemi. I sondaggi registrano un calo costante dei consensi. Ed anche se Salvini ai suoi dice di non farci caso, in molti cominciano ad interrogarsi sulla strategia seguita, strategia che sconta il giocare sempre di rimessa, senza potersi rinfrancare con i bagni di folla nelle piazze italiane. Giancarlo Giorgetti, ala responsabile e dialogante nell’interesse del Paese, è sparito dai radar. Invece il Governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, sta riscuotendo molti consensi a livello di immagine personale. “Peccato- commenta un leghista di rango- che parli solo veneto, è troppo regionalistico, se cominciasse a parlare più in italiano sarebbe un buon leader“.

Per il momento il presidente del Consiglio, forte della paura del contagio, mantiene il punto e va per la sua strada. Il problema è che se avrà ragione lui, che con la ripartenza ci saranno nuovi picchi di contagio, significherà che saremo tornati indietro, ancora malati e a rischio. Se, al contrario, i contagiati continueranno a diminuire, sarà il presidente del Consiglio e la sua maggioranza a ritrovarsi sotto un mare di attacchi.

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