Chianti: “Senza aiuti il 40% della Toscana sarà in vendita”

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La preoccupazione del presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi: "Ci rimetterà tutta la regione senza alcuna possibilità di tornare indietro" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

FIRENZE – “Siamo rimasti soli”. Il mondo del vino toscano torna a parlare e lancia un allarme, l’ennesimo, che sa di sentenza: “Il tempo è finito e non c’è più possibilità di andare avanti. Se si continua così, senza alcun sostegno, nei prossimi mesi il 40% della Toscana sarà in vendita”, finiranno sul mercato cioè i terreni e gli immobili delle imprese agricole. “Le aziende chiuderanno e” questo “diventerà il più grande boomerang mai visto prima dal punto di vista patrimoniale. Coinvolgerà tutti: chiuderanno aziende grandi e piccole, blasonate o meno. Ci rimetterà tutta la regione senza alcuna possibilità di tornare indietro”.

A tratteggiare questo scenario è Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, durante l’assemblea del consorzio riunita per la prima volta a Firenze dopo il lockdown. Lo fa, puntando il dito sui mancati aiuti dello Stato: “Nonostante gli annunci del governo le nostre aziende stanno cercando di superare questa crisi senza precedenti facendo affidamento esclusivamente sulle proprie forze. Noi imprenditori agricoli siamo abituati alla sofferenze e ai sacrifici: ogni anno la nostra produzione dipende dalle condizioni climatiche che nel giro di qualche giorno, senza preavviso, possono compromettere le nostre colture e la stabilità dell’azienda. In un momento come questo però non ci aspettavamo che la distanza fra i problemi delle imprese e le Istituzioni fosse così abissale.”

In questo quadro “dominato dall’incertezza” non è ancora chiaro, inoltre, quali saranno le fiere che riprenderanno. “Non sappiamo ancora quando potremo ripartire con la nostra attività promozionale”, ovvero “un capitolo fondamentale per l’export che fino ad oggi rappresentava il 70% del nostro mercato”. Per tutte queste ragioni, conclude Busi, “è arrivato il momento di mobilitare tutto il mondo del vino toscano per farci ascoltare. In questa fase non possiamo permetterci il lusso di restare ancorati ai soliti campanili. Per la Toscana il mondo del vino rappresenta una componente imprescindibile per il rilancio dell’economia regionale”.

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