Chiuse le indagini sul fallimento di ‘Coop 76’ a Rieti: l’ipotesi è bancarotta fraudolenta
- Redazione
- 05/08/2020
- Lazio
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"Si torna a dare speranza ai molti creditori del fallimento e ai dipendenti che avevano devoluto stipendi e risparmi al management della storica cooperativa" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – I Militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Rieti hanno proceduto, nei giorni scorsi, alla notifica di un avviso di conclusione indagini preliminari (art. 415 bis C.p.p.) e informazione di garanzia, emesso dalla Procura della Repubblica di Rieti, nei confronti di 7 persone, a vario titolo indagate quali amministratori (di diritto e di fatto), direttori nonché sindaci della nota Cooperativa Risparmio 76. Si ricorda che le indagini, al tempo delegate dalla locale Procura della Repubblica alle Fiamme Gialle reatine, avevano consentito nella prima fase di acquisire, anche mediante l’esecuzione di perquisizioni e sequestri, elementi indiziari comprovanti condotte appropriative illecite in danno di numerose persone, fra cui molti lavoratori dipendenti della stessa Cooperativa, nelle cui casse avevano versato somme rilevanti a titolo di prestito sociale.
Successivamente, in data 2 maggio 2017, sulla base delle istanze di molti creditori, delle relazioni dei commissari nonché dagli esiti investigativi della Guardia di Finanza, il Tribunale di Rieti emetteva sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza della citata cooperativa, e quindi del suo fallimento. A seguito della pronuncia, la competente Procura della Repubblica delegava ai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Rieti le ulteriori attività di polizia giudiziaria, il cui esito, unitamente alla impegnativa consulenza contabile disposta dai pm titolari del fascicolo, ha recentemente consentito di cristallizzare ulteriori condotte integranti i più gravi reati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale. A fronte, dunque, delle originarie contestazioni, si è giunti a poter contestare, non solo a carico degli amministratori, ma anche dei sindaci, in concorso, le fattispecie di cui agli articoli 216, 217 e 223 del R.D. 267/42, e 110 C.p., aggravate dall’aver commesso più fatti di bancarotta (art. 219 della stessa Legge).
Nel concreto, le ipotesi alla base del provvedimento notificato agli indagati riguardano per quattro amministratori (di diritto e di fatto) la tenuta delle scritture contabili obbligatorie in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari, allo scopo di procurarsi un ingiusto profitto; l’aggravamento del dissesto economico-finanziario della cooperativa per non aver richiesto il fallimento; l’aver cagionato un ammanco dalle casse sociali, dissimulando/distraendo somme giacenti sui conti correnti relative al prestito sociale precedentemente conferito dai soci, pari ad oltre 2.300.000 euro; il conferimento di rami d’azienda ad altre società senza ottenere alcun corrispettivo; il prelevamento di danaro contante dalle casse dei supermercati. Nei confronti di tre componenti dell’organo sindacale societario, succedutisi nel tempo, vengono invece formulate, in concorso, ipotesi afferenti l’omesso controllo sui gravi comportamenti tenuti dagli amministratori. Il danno arrecato alla massa creditoria, rapportato alla determinazione dello stato passivo approvato, è stato quantificato per un importo superiore ai 13 milioni di euro. Con il predetto provvedimento giudiziario, spiega la Guardia di Finanza del Comando Provinciale Rieti, “si torna a dare speranza ai molti creditori del fallimento e soprattutto ai dipendenti che avevano devoluto stipendi e risparmi al management della storica cooperativa che gestiva, tra gli altri, i noti supermercati di Rieti in viale Fassini e di Montopoli di Sabina e, nella fine degli anni 2000, di quello ubicato presso ‘I Cubi’ di Villa Reatina. Il risultato raggiunto è espressione della particolare attenzione delle fiamme gialle reatine e della locale autorità giudiziaria ai molteplici fenomeni in cui si dispiegano le illecite attività connesse ai reati fallimentari e finanziari, e testimonia il costante impegno profuso dalla Guardia di Finanza a tutela del mercato dei capitali, dell’economia legale e della salvaguardia della normale concorrenza tra le imprese oltre che delle risorse economiche dello Stato e dei cittadini”.
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