Colpo alla mafia, 23 arresti: c’è anche il mandante dell’omicidio Livatino, VIDEO
PALERMO – Operazione antimafia dei carabinieri del Ros con il supporto dei Comandi provinciali di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta: 23 i fermati nell’ambito di una inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo contro Cosa nostra e Stidda.
In azione anche i militari del 12esimo Reggimento Sicilia, dello ‘squadrone’ eliportato ‘Cacciatori Sicilia’ e del nono Nucleo elicotteri. Tra le accuse, a vario titolo, quelle di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, favoreggiamento personale e tentata estorsione. L’operazione è stata denominata ‘Xydi’.
Trai fermati c’è anche Antonio Gallea, tornato in semiliberta’ dopo avere scontato 25 anni di reclusione per essere stato riconosciuto tra i mandanti dell’omicidio del magistrato Rosario Livatino, ucciso il 21 settembre del 1990. Avrebbe tramato per riorganizzare la Stidda agrigentina e operato in “sinergia criminale” con Cosa nostra per la risoluzione di diverse vicende e la spartizione dei proventi delle attivita’ illecite.
Le indagini, avviate nel 2018, si sono sviluppate nella parte centro-orientale della provincia di Agrigento, accendendo i riflettori in particolare sul mandamento mafioso di Canicatti’ “che costituisce tuttora l’epicentro del potere mafioso – spiegano i carabinieri – dell’ergastolano campobellese Giuseppe Falsone“. Quest’ultimo e’ tra i destinatari del provvedimento cautelare “in quanto risultato a capo della provincia mafiosa di Agrigento”. La Dda di Palermo ha fatto luce sugli assetti di Cosa nostra agrigentina e sulle dinamiche che riguardano le famiglie di Canicatti’, Campobello di Licata, Ravanusa e Licata. Tra i nomi venuti fuori quelli di Calogero Di Caro, considerato capo del mandamento, di Giancarlo Buggea, “rappresentante” di Falsone e “organizzatore” del mandamento, e di Luigi Boncori, capo della famiglia di Ravanusa. Ricostruiti, inoltre, i rapporti tra i rappresentanti del mandamento di Canicatti’ con esponenti mafiosi delle province di Agrigento, Trapani, Catania e Palermo, “sintomatici – dicono i carabinieri – della perdurante unitarieta’ dell’organizzazione”. C’e’ poi il capitolo della Stidda: i carabinieri parlano a tal proposito di una “rinnovata presenza” nel territorio del mandamento di Canicatti’ di dell’organizzazione parallela alla mafia “ricostituitasi” intorno alle figure degli ergastolani semiliberi Antonio Gallea e Santo Gioacchino Rinallo“.
MESSINA DENARO ANCORA “PUNTO DI RIFERIMENTO” COSA NOSTRA
Dall’inchiesta’ Xydi’ è emerso che il superlatitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro ha ancora una “posizione apicale” in Cosa nostra ed e’ “punto di riferimento decisionale dell’organizzazione” avendo continuato a impartire direttive sugli affari illeciti piu’ rilevanti della mafia trapanese e di altre province siciliane.
CONTATTI TRA COSA NOSTRA SICILIANA E GAMBINO DI NEW YORK
I contatti tra la mafia siciliana e quella di New York, una costante nella storia di Cosa nostra, vengono confermati anche dall’inchiesta ‘Xydi’. “Particolarmente rilevanti sono i contatti con esponenti della famiglia Gambino di Cosa nostra newyorkese, interessata ad avviare articolate attivita’ di riciclaggio di denaro con cosa nostra siciliana”, osservano i carabinieri che hanno portato a termine l’operazione.
MANI STIDDA SU ORTOFRUTTA. PIANO MORTE CONTRO IMPRENDITORI
La Stidda agrigentina aveva messo a punto un progetto di omicidio nei confronti di un imprenditore e di un mediatore. L’episodio rientra nel capitolo dell’indagine riservato al controllo e allo sfruttamento del settore commerciale delle transazioni per la vendita di uva e di altri prodotti ortofrutticoli che in provincia di Agrigento e’ controllato dalla Stidda. Il mediatore e l’imprenditore erano finiti nel mirino per non avere pagato il racket per guadagni realizzati con le loro attivita’.
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