Come avere un compagno collaborativo
Come avere un compagno collaborativo? Il mio compagno dovrebbe essere un mio grande sostenitore, ma non sempre questo si verifica davvero.
Mettiamo in conto una cosa prima di raccontare come il proprio compagno potrebbe trasformarsi in un valido aiutante. Anche noi quando diventiamo mamme siamo “vittime” di una radicale trasformazione e non sempre ne siamo davvero consapevoli o lo ammettiamo. Quindi come primissima cosa proporrei di fare un’analisi di quello che è cambiato in noi…questo serve anche per calibrare al meglio gli aiuti dei quali abbiamo bisogno e che siamo in diritto di chiedere a chi ci sta accanto. La cosa importante è che, finora, abbiamo comunque, nonostante le difficoltà e le arrabbiature, cercato di far durare la nostra relazione.
Ora come fare in modo che il nostro compagno diventi realmente un compagno collaborativo?
1. un compagno collaborativo deve portare generi di conforto.
I bambini hanno allagato il bagno e subito dopo hanno rotto un barattolo di vetro, o tu hai rischiato di perdere tua figlia al supermercato. Tuo marito torna a casa e alla domanda “come è andata oggi?” tu non hai altra risposta se non mandarlo a quel paese ed invidiarlo per non essersi trovato in mezzo a certe situazioni allora hai bisogno di un qualsiasi genere di conforto… e soprattutto di qualcuno che questo genere di conforto te lo faccia pervenire. Educalo a sorprenderti. Fagli capire quanto un genere di conforto possa essere semplicemente una bottiglia di vino, il tuo dolce preferito… ovviamente questo non elimierà la stanchezza ma ti farà capire che lui ha capito o sta cercando di capire quanto possa essere faticoso fare la mamma.
2. Un compagno collaborativo deve essere presente senza giudizio
Quando diventi mamma vieni assalita anche da un senso di inadeguatezza. Ovviamente si tratta di una situazione del tutto nuova che ti riversa addosso delle responsabilità che non credevi potessero esistere. Fai capire al tuo compagno come in questa fase tutto assuma delle proporzioni alterate e che anche nel positivo un gesto di aiuto possa essere fondamentale. Oltre a frasi di incoraggiamento quello che ha bisogno una neomamma e dello spazio per ritrovarsi, essere sicura che quando si trova lontana dal suo bambino qualcuno se ne sta prendendo cura con la sua stessa attenzione e con la stessa dedizione. Una mamma non deve sentirsi giudicata ma appoggiata.
3. UN compagno collaborativo deve riconoscere quando hai bisogno di una pausa.
Un bravo compagno dovrebbe essere in grado di comprendere quando hai bisogno di staccare, prima di farti arrivare al momento del non ritorno. Non lo capirà da solo, o meglio non sempre, quindi devi essere tu a dargli dei segnali espliciti, chiedi il tuo tempo… ovviamente quando inizierà a comprendere le situazioni che ti mettono in crisi riuscirà, o quantomeno, proverà anche a prevenirle. Non pretendere che lui sappia riconoscerle da subito, perchè come ho detto prima tu sei cambiata e quindi quello che ti mette in crisi ora non era la stessa cosi della pre-maternità
4. Affidargli dei compiti quotidiani.
Mio marito fa il caffè e scarica la lavastoviglie prima di andarsene al lavoro ogni mattina. Questi due piccoli gesti incidono sul mio carico di lavoro alleggerendolo, anche se sono compiti relativamente piccoli. Mostra di essere presente; è un partecipante attivo nella routine della famiglia… e soprattutto mi prepara il caffè la mattina…cosa non da poco.
5. Rispettare i miei tempi.
Ancora prima di avere dei figli avevo bisogno dei miei spazi e ho cercato di fargli capire quanto questo fosse davvero importante per me. La sera è uno di quei momenti nei quali avevo bisogno di dedicare del tempo a me stessa leggendo un libro o guardandomi un film. Ora i miei spazi sono completamente spariti e il mio tempo fuori dal lavoro è dedicato interamente ai figli. Quindi quando mi capita per strane conicidenze di avere del tempo libero pretendo che i miei spazi vengano rispettati e che non sia non occupati dalle sue richieste. Se questo tempo libero diventa tanto (figli in vacanza con i nonni) deve comunque saper rispettare i miei tempi. Non vuol dire che non dobbiamo ritagliarci del tempo per la coppia ma questo tempo deve essere piacevole per entrambi e non un dovere o un compito da svolgere necessariamente.
6. Non desistere
Quando sono sopraffatta, infastidita, o arrabbiata con lui, lui si sforza di risolvere il problema. Questo è l’unico momento nel quale una donna deve sentirsi libera di esternare cosa la fa stare male. Se il vostro compagno sa di essere in qualche modo responsabile della vostra infelicità, tirate furi tutto quello che realmente vi infastidisce, ma dovete anche offrirgli una possibile soluzione, dargli l’opportunità di capire cosa veramente vi farebbe stare meglio e imparare a sfruttare il suo avvicinamento e la sua disponibilità senza rinfacciargli di non averlo fatto prima. Meglio dopo che mai.