Confindustria, Di Stefano: “Parola d’ordine ripartire”

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L'imprenditore palermitano, in corsa per la presidenza dei Giovani di Confindustria. "Siamo preoccupati, danni inimmaginabili" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – “La parola d’ordine per i giovani imprenditori oggi più che mai è quella della ripartenza. Rappresentiamo un network di oltre 13 mila giovani in tutte le regioni che vivono oggi le difficoltà, l’amarezza e anche la voglia di ripartire dopo questa quarantena che ha causato danni inimmagininabili e per certi versi temiamo irrecuperabili per la nostra economia”. Lo dice Riccardo Di Stefano, imprenditore palermitano, in corsa per la presidenza dei Giovani di Confindustria, intervistato dall’agenzia Dire.

“Le nostre imprese hanno patito e richiesto subito una programmazione puntuale delle riaperture, in questo periodo sono state date informazioni frammentate e insufficienti. Ora il 4 maggio ripartirà la manifattura: vogliamo indicazioni chiare per riprogrammare le nostre aziende che non si riattivano con un click, occorre dare certezza a tutta la filiera e organizzare la ripartenza”, aggiunge Di Stefano.

“IL GOVERNO CI FACCIA AUTOCERTIFICARE TUTTO”

“La priorità in questo momento è la liquidità, dobbiamo rimettere benzina perchè si possano riaccendere i motori dell’economia”, sostiene Riccardo Di Stefano.

Intervistato dall’agenzia Dire, Di Stefano chiede al governo la possibilità di “autocertificare” il più possibile per imprimere una accelerazione alla fase 2 che rischia di rimanere ingabbiata nella burocrazia. “Oggi potremmo utilizzare lo strumento dell’autocertificazione, ossia chiedere a qualcuno di assumersi la responsabilità di ciò che dichiara anche dal punto di vista penale, uno strumento non perfetto ma credo il più pratico” per gli imprenditori.

“NON SI RIPARTE CON IL REDDITO DI CITTADINANZA”

“Siamo molto preoccupati del calo netto del pil, temiamo che la tanto agognata liquidità sia sempre piu stoppata da un processo troppo burocratizzato e non abbastanza rapido per dare un shock positivo all’economia”, spiega Di Stefano.

“Abbiamo chiesto con forza al governo di avere delle linee di finanziamento agevoli, ma anche dei contributi per ristorare coloro che non avranno la possibilità di recuperare, c’è chi rischia di non recuperare il proprio patrimonio aziendale”, sottolinea.
“Abbiamo timori di tenuta sociale, dobbiamo ripartire non con il reddito di cittadinanza, non con i navigator ma con una forte spinta allo sviluppo delle attività produttive”, conclude.

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