Cooperazione, Stilli (Aoi): “C’è ‘un ritorno’ che aiuta l’Italia”

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Portavoce su medici anti-covid giunti anche da Cuba o Somalia Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – La cooperazione “circolare”, o di ritorno, è un investimento per il sistema-Italia: lo sottolinea Silvia Stilli, la portavoce dell’Associazione delle ong italiane (Aoi), prendendo spunto da interventi nel nome del diritto alla salute e della solidarietà internazionale condotti al tempo della pandemia di Covid-19. “Per quello che riguarda le ong abbiamo avuto sempre la percezione che ci sarebbe stata, in una eventuale emergenza come purtroppo è la pandemia in corso, una possibilità di avere un ritorno di quanto abbiamo investito soprattutto in termini di relazioni e di continuità di rapporto”, dice Stilli, in un’intervista pubblicata da Oltremare, web magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).

“Ne abbiamo avuto conferma con le volontarie e i volontari, medici e paramedici, che sono venuti in Italia: Albania, Cuba, Somalia, Libia e altri”. Secondo la portavoce, “questa è anche la conferma dell’importanza di una cooperazione di sistema, in cui la componente istituzionale e quella civile insieme sanno fare la differenza” e “l’Italia ha questa origine e questa storia nella sua politica di cooperazione internazionale e di aiuto per lo sviluppo”.

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UNO SGUARDO AL FUTURO

Nell’intervista, poi, un sguardo al mondo che sarà. “Noi crediamo che la cooperazione internazionale debba avere, come prima dell’emergenza virale, l’obiettivo della realizzazione dell’Agenda 2030, facendo concorrere tutte le modalità, gli strumenti e gli attori per realizzare una efficace azione nelle situazioni di emergenza come la pandemia, però con una visione per il dopo” dice Stilli. “Per noi gli investimenti nella cooperazione allo sviluppo ai tempi del Covid-19 devono affrontare il tema sanitario e contemporaneamente quello dello sviluppo. Uno sviluppo più giusto e sostenibile. Questo perché le pandemie non sono soltanto un attacco alla salute ma anche un pericolo per la coesione sociale”.

LA COOPERAZIONE CIRCOLARE

Stilli cita un’esperienza particolare di “cooperazione circolare”. “C’è una storia molto forte di relazione tra varie realtà umbre, sia comuni ed enti locali che mondo associativo e ong, con il Cile e anche con il Brasile”, dice la portavoce. “In particolare, andando indietro nel tempo, con quanti dal Cile di Pinochet fuggirono e a sostegno di quanti in Brasile operavano e continuano a farlo a favore delle fasce più deboli e povere della popolazione. Quando ci fu il terremoto che colpì l’Umbria, oltre alla solidarietà dichiarata, da quei Paesi, il Cile e il Brasile, ci fu una manifestazione di vicinanza che si concretizzò con la raccolta di fondi per alleviare la sofferenza delle vittime del terremoto. Non era importante il quanto raccolto, ma il valore di quel gesto, il ritrovarsi nel momento del bisogno”.

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