Coronavirus, a Modena nel commercio sarà ecatombe: “Uno su due pronto a chiudere”

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La Confcommercio ha realizzato un sondaggio su quasi 300 imprese di vari settori: la maggior parte delle aziende ha registrato un calo del fatturato di oltre l'80% Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

MODENA – Un imprenditore su due “pronto a chiudere” se l’emergenza dovesse durare a lungo, attività sospesa in quasi l’80% dei casi, il 60% degli intervistati ha azzerato il fatturato, si svolge il servizio a domicilio in meno del 20% dei casi. Calo del fatturato di oltre l’80% registrato dalla gran parte delle attività, e ancora “emergenze” come la liquidità finanziaria, il pagamento dei fornitori e delle tasse. Si ricorre agli ammortizzatori sociali più o meno nella metà dei casi, all’assegno dei 600 euro in oltre i due terzi dei casi. È questo il quadro che emerge sul commercio modenese nel vivo dell’emergenza coronavirus.

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Il sondaggio, dell’ufficio studi di Confcommercio, si concentra su un campione di quasi 300 imprese associate, rappresentativo di tutti i settori del terziario, quindi commercio, turismo, ristorazione, intermediazione immobiliare, servizi alle imprese, oltre che del mondo delle botteghe artigiane. Si tratta di imprese che occupano un addetto nel 29,1% dei casi, da due a cinque addetti nel 42,7%, da sei a 10 addetti nel 12,7%, da 11 a 15 addetti nell’8,6%, oltre 16 nel 6,9%.

A tutte queste cosa stanno rispondendo intanto le banche? Per chi ha per ora fatto ricorso alla moratoria su mutui e prestiti, nel 48,7% dei casi la banca ha applicato o sta applicando “senza particolari problemi” la sospensione, nel 25,6% “ha preso tempo senza dare spiegazione” e nel 15,7% ha espresso “dubbi sul possibile uso della misura” (un 10% degli intervistati non ha dato risposta).

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Secondo Tommaso Leone, presidente provinciale di Confcommercio, “l’indagine ci consegna un quadro preoccupante, certamente condizionato dall’impossibilità di prevedere quando sarà possibile incamminarci su un percorso di ripresa progressiva delle attività. La fotografia indica però in modo chiaro a quali conseguenze potremmo andare incontro non solo se l’emergenza perdurasse, ma anche qualora non dovessero essere adottate misure straordinarie, a livello nazionale, di ristoro parziale dei fatturati persi, ma anche a livello locale, con l’azzeramento o un forte taglio della Tari su tutte. Il tutto per sostenere la sopravvivenza di un pezzo fondamentale dell’economia locale”.

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L’auspicio a questo punto, aggiunge il presidente provinciale di Confcommercio, “è che si mettano in campo strumenti seri e concreti che possano garantire la tenuta economica del paese, perché lo spostamento della fiscalità di qualche mese o l’indebitamento a vita non possono essere questi strumenti. È evidente che la cancellazione di tasse e contributi per questo periodo significherebbe azzerare, o quasi, le entrate dello Stato e degli enti, ma almeno, in questo modo, lo Stato potrebbe rendersi conto di cosa stanno passando i nostri imprenditori”.

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