Coronavirus, Afron in Uganda: “C’è il lockdown, ma il cancro non va in quarantena”

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Anche con il Covid, la onlus di Titti Andriani non è al lavoro per la cura e la prevenzione Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – “Da quando lavoriamo al Lacor Hospital attraverso il programma ‘Able+’ il tasso di mortalità tra i bambini affetti da linfoma di Burkitt è passato dal 47% del 2017 al 16,6% del 2019: un risultato eccellente, che dimostra quanto sia fondamentale la diagnosi precoce nella lotta al cancro, e quanto sarebbe importante ripartire al più presto”.

AFRON IN UGANDA VS IL LINFOMA

Tiziana Andriani ha fondato Afron – Oncologia per l’Africa nel 2010 per garantire in Uganda screening e cure gratuite a donne e bambini malati di cancro. Dal 2017, la onlus, in partnership con Soleterre, porta avanti le proprie attività nel St. Mary’s Hospital Lacor, punto di riferimento nel distretto settentrionale di Gulu.

TUTTO SOSPESO PER COVID

Di recente il governo, in linea con la maggior parte degli Stati africani, ha imposto misure severe per frenare la pandemia di coronavirus. Una scelta che, dice Andriani, “è stata saggia e a cui ci siamo adeguati, rinviando le campagne di screening e sospendendo le attività che implicano assembramento di persone”.

Tra queste, “le proiezioni nello Smiling Cinema, che avevamo appena inaugurato all’interno del Lacor per rallegrare la permanenza in ospedale dei piccoli pazienti, oppure il sostegno psico-sociale delle nostre ‘sopravvissute al cancro’ a favore delle donne affette da tumore”.

QUARANTENA E MALATI A CASA

Ma a destare preoccupazione è soprattutto, a causa del blocco al trasporto pubblico, l’interruzione delle cure per i bambini che, grazie alla onlus, hanno potuto sottoporsi gratuitamente ai test e scoprire in tempo di essere positivi al Burkitt.

“Mentre i minori ricoverati in ospedale continuano a ricevere i trattamenti, quelli che stanno a casa per ora ne restano esclusi perché non possono raggiungere l’ospedale” avverte la presidente. A fronte di questa situazione, continua Andriani, dal Lacor “ci è arrivata forte la richiesta di soluzioni”.

Un dinamismo “che fa piacere”: se le epidemie infettive in Uganda sono una regola, con meccanismi di prevenzione e strategie sanitarie pronte a scattare alla prima minaccia, come accaduto ora con il Covid-19, “la lotta al cancro crea meno allarme”.

Paradossalmente, dice la presidente di Afron, “dopo tante epidemie (tra cui Hiv-Aids, ebola o febbre di Marburg, simile a ebola) sono più pronti alle malattie infettive che non ai tumori“. “Ma il cancro non va in quarantena” evidenzia Andriani, convinta che comunque “il lungo lavoro per costruire consapevolezza ora sta dando i suoi frutti”.

BICI, INTERNET E MISURE IGIENICO-SANITARE

Per ovviare alle attuali restrizioni, i dirigenti sanitari hanno infatti chiesto alla onlus romana di “acquistare biciclette per il personale sanitario, in modo che possa recarsi al lavoro, nonché di aumentare il traffico internet sugli smartphone delle donne sopravvissute al cancro, così che possano sostenere le pazienti oncologiche tramite videochiamate”.

Per garantire le cure ai minori, il Lacor ha proposto ad Afron “di prevedere mezzi privati che vadano a prendere i bambini direttamente a casa, invece di rimborsare il tragitto in autobus, ora sospeso”. Cade così quello stereotipo secondo cui “l’Africa sarebbe indolente e incapace di reagire alle avversità”.

Poi l’emergenza Covid-19, che per ora sembra aver risparmiato Gulu. “Da tempo sensibilizziamo le famiglie sulle misure igienico-sanitarie da osservare coi bambini malati di Burkitt, dato che hanno le difese immunitarie molto basse” dice Andriani. “Strategie, queste, che ora tornano sicuramente utili”.

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