Coronavirus, anche i veterinari sono in ginocchio

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Parla il presidente dei medici veterinari di Bologna: è allarme per i professionisti a partita Iva, che in Italia sono 25 mila e non hanno nessuna tutela Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print

BOLOGNA – Anche i veterinari a Bologna sono messi in ginocchio dall’emergenza coronavirus. La loro attività in queste settimane è limitata alle urgenze e si è ridotta “anche dell’80%”, causando un “disagio economico enorme” dal momento che la stragrande maggioranza della categoria è formata da liberi professionisti a partita Iva. Una crisi che arriva proprio nel momento in cui anche il Dipartimento nazionale di Protezione civile chiede l’aiuto degli stessi veterinari per reperire altri strumenti di supporto per la respirazione. A lanciare il grido di sofferenza della categoria è Laurenzo Mignani, presidente dell’Ordine dei medici veterinari di Bologna, facendo il punto della situazione con la ‘Dire’.

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“In questi giorni il presidenza della nostra cassa previdenziale nazionale- spiega Mignani- sta premendo a livello governativo per avere un sostegno economico”, perché i veterinari libero professionisti non hanno alcuna forma di tutela o ammortizzatori sociali: in Italia sono circa 25.000 e a Bologna rappresentano l’85% della categoria.

“Ricevo ogni giorno messaggi quasi disperati dai colleghi- sottolinea il presidente- perché la loro attività ormai è quasi azzerata. Senza parlare della zona rossa di Medicina“, dove “la situazione è precaria” e in più si aggiunge il problema del blocco degli accessi. Essendo presenti molti agricoltori, spiega Mignani, “i buiatri sono molto richiesti ma non sempre vengono fatti passare“. Questo crea un problema anche per gli stessi allevatori, sottolinea il presidente dei veterinari. Ad esempio, “quando un bovino è in calore, se non si riesce a fare l’inseminazione, l’allevatore non può avere i vitelli e perde mesi preziosi, subendo una grossa perdita economica. Questa non è riconosciuta come emergenza, ma dovrebbe esserlo: si tratta di buon senso”.

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Per le emergenze nelle zone rosse, spiega quindi il presidente dell’Ordine dei veterinari, per quanto riguarda gli animali da compagnia “possono essere risolte nelle strutture veterinarie della zona”. Per gli animali da reddito, invece, “se non ci fossero buiatri domiciliati in quel territorio, ci si può rivolgere ai servizi veterinari Ausl o richiedere l’intervento del veterinario aziendale”, che deve presentarsi al posto di blocco con autocertificazione, protezione e tesserino d’iscrizione all’Albo per potere ricevere il permesso di transito. Ma “chi sta male deve essere comunque soccorso”, ci tiene a rimarcare il presidente dell’Ordine.

Ad oggi dunque a Bologna e provincia “le strutture medico veterinarie sono aperte- spiega Mignani- abbiamo diramato a tutti i nostri iscritti le norme che in questo momento regolano l’attività professionale, dettate dalla nostra federazione, dal Ministero della Salute e dalla Regione”. L’attività però al momento è appunto “ridotta alle emergenze sia sui ‘pet’, accolti in struttura su appuntamento e accompagnati da una sola persona, sia per gli animali da reddito che per i cavalli non Dpa”, ovvero non destinati alla produzione di alimenti. Anche le visite a domicilio e le visite degli specialisti free-lance, precisa Mignani, “vengono effettuate solo in caso di estrema urgenza”. A conti fatti, quindi, “c’è per ovvia ragione una caduta dell’attività lavorativa che per certi colleghi arriva al 80%“, segnala il numero uno dei veterinari di Bologna.

In questi giorni, tra l’altro, continuano ad arrivare “telefonate da parte di cittadini spaventati dalla possibilità di contrarre il virus dagli animali- segnala il presidente dell’Ordine- nonostante la stampa, la tv e i social abbiano ribadito più volte che non c’è il contagio fra animale e uomo”. Quanto alle passeggiate al parco col cane, aggiunge Mignani, quelle “non necessarie del furbo proprietario che vengono moltiplicate nell’arco della giornata non danneggiano più di tanto il cane, ma danneggiano il sociale”. Infine, il presidente dell’Ordine dei veterinari di Bologna raccomanda ai propri iscritti di un mantenere un comportamento in linea con “l’assioma di ‘scienza e coscienza’ e col buon senso”. Questo per “limitare gli spostamenti” sia dei clienti sia degli stessi professionisti. Mignani raccomanda quindi “rigore” ai veterinari di Bologna, che essendo liberi professionisti devono acquistare in prima persona i dispositivi di protezione individuale contro il contagio.

“Fa veramente male sentire di quei pochi colleghi che continuano a lavorare come se nulla fosse e continuare l’attività ambulatoriale e domiciliare senza onorare le indicazioni limitanti il rischio”, ha scritto del resto lo stesso presidente dell’Ordine nei giorni scorsi ai propri iscritti, ricordando che chi non rispetta le disposizioni “è perseguibile non solo deontologicamente ma anche penalmente”.

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