Coronavirus, divieto di fumo in pubblico “per limitare i contagi”. L’Italia come la Spagna?
Divieto di fumo all’aperto quando non è possibile mantenere il distanziamento. Dalla Spagna arriva una misura senza precedenti che sta facendo molto discutere. La Giunta della Galizia ha vietato di fumare all’aperto se la distanza non può essere mantenuta.
E’ la seconda regione spagnola a farlo insieme alle Canarie. Una decisione che secondo il Codacons dovrebbe essere adottata anche in Italia.
Nuove restrizioni arrivano dalla Spagna, a fronte della nuova escalation dei contagi da coronavirus, soprattutto a Coruña, che il presidente Alberto Núñez Feijóo ha definito “molto preoccupante”. Per gli esperti, infatti, nelle zone in cui non è possibile garantire la distanza di almeno due metri tra una persona e l’altra, fumare potrebbe essere rischi per la diffusione del virus visto che fumando la persona rilascia “droplets”, le goccioline che possono veicolare il coronavirus.
La limitazione è in linea con le recenti raccomandazioni della Commissione Sanità Pubblica del Sistema Sanitario Nazionale e di diverse società mediche, che hanno consigliato di non fumare su terrazze, spiagge o altri spazi aperti, alludendo alla diffusione del virus. Ma la Galizia ha fatto un ulteriore passo avanti e ha annunciato direttamente il divieto di fumo laddove non possa essere assicurato il distanziamento.
La questione sta destando non poche discussioni perché da una parte c’è chi sostiene che, oltre a provocare una peggiore evoluzione della malattia da COVID-19 nel fumatore, l’espirazione del fumo venga associata ad una maggiore possibilità di infettare chi è vicino.
Coronavirus: per prevenire i contagi Galizia e Canarie vietano il fumo all’aperto
Già un documento approvato dalla Commissione Sanità Pubblica il 2 luglio, raccomandava di evitare il consumo di tabacco “in contesti sociali e di comunità” e di farlo “in spazi aperti separati” e di adottare misure di distanziamento e di sicurezza.
Anche la Collegiate Medical Organization (WTO) ha rilasciato una posizione insieme alla Società spagnola di sanità pubblica e amministrazione sanitaria (SESPAS), la Società spagnola di pneumologia e il Comitato nazionale per la prevenzione del fumo simili, e hanno
“raccomandato di non consumare tabacco o vaporizzare in spazi pubblici aperti anche se consentito dalla legge”.
Fernando García, epidemiologo e portavoce dell’Associazione Sanitaria Pubblica di Madrid, è d’accordo, definendo la questione “complessa”. A suo avviso, è consigliabile “come principio precauzionale” non fumare in spazi affollati
“perché c’è la possibilità che vengano emesse goccioline a distanza che potrebbero raggiungere altre persone”.
Dall’altra parte, dalla raccomandazione al divieto, dice, “c’è un passo importante” e “non ci sono ancora prove scientifiche sufficienti per giustificare” una misura “estrema” come quella adottata dalla Galizia. Certo, prosegue lo specialista, il coronavirus “è un insieme di incertezze” e può darsi che presto “ci saranno solide ragioni scientifiche per adottarla ovunque”.
Anche in assenza di prove, è indubbio che seppur con effetti limitati potrebbe non essere una carriva misura. E’ questa la posizione dell’ex direttore di Health Action in Crisis Situations dell’OMS e professore alla Scuola andalusa di sanità pubblica Daniel López-Acuña:
“Qual è l’impatto diretto sul coronavirus? Non lo sappiamo; sarà marginale”, riconosce. Ma che abbia un effetto limitato “non significa che sia una cattiva misura”, dice lo specialista, il quale sottolinea che “ci aiuterà”.
Altri sostengono però che la misura avrà effetti limitati sul controllo del coronavirus. Una previsione che porta Usama Bilal, professore di Epidemiologia e Biostatistica alla Drexel University (Philadelphia), a diffidare della decisione come misura per fronteggiare l’aumento dei casi:
“Qualsiasi limitazione agli spazi in cui si può fumare ha dei benefici e per me è una buona cosa a livello globale, ma sono meno certo sul senso della misura per controllare la pandemia”, dice.
E in Italia?
La decisione spagnola ha acceso il dibattito anche in Italia. Il Codacons ha chiesto al Governo di fare altrettanto e imp0rre il divieto di fumo all’aperto anche nel nostro paese:
“Si tratta di prendere una scelta importante, anche se impopolare – ha detto il Presidente del Codacons, Marco Donzelli – sappiamo che in Italia i fumatori rappresentano una grossa fetta della popolazione, ma è arrivato il momento di dare prevalenza alla salute pubblica. Fumare comporta dei rischi per la salute umana già di per sé, ma in un momento così difficile e particolare come quello che stiamo vivendo si tratta di prendere una scelta volta a tutelare la salute dell’intera popolazione. Dobbiamo combattere la diffusione del virus con ogni mezzo, per questo motivo chiediamo al Governo ed al Ministero della Salute di vietare il fumo di sigaretta all’aperto.”
Secondo il Codacons, già di per se, la correlazione statistica tra fumo e decessi è spaventosa visto che ogni anno il fumo uccide 7 milioni di persone (in Italia 80 mila l’anno).
Secondo alcuni studi scientifici vi sarebbe una correlazione diretta tra il fumo ed il rischio di sviluppare forme più gravi della malattia. D’altra parte anche l’ISS ha messo in guardia dicendo che chi fuma ha un rischio maggiore di avere complicazioni in caso di infezione da coronavirus, addirittura ha più del doppio di possibilità di finire in terapia intensiva.
Coronavirus: chi fuma ha più del doppio delle possibilità di finire in terapia intensiva
Fonti di riferimento: El diario, MSCBS, cgcom,
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