Coronavirus, Gimbe: “La curva si impenna, aumento costante di terapie intensive”

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Ecco il report sull'andamento settimanale dell'epidemia

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ROMA – Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 30 settembre-6 ottobre, rispetto alla precedente, “un netto incremento nel trend dei nuovi casi (17.252 vs 12.114) a fronte di un numero di poco superiore di casi testati (429.984 vs 394.396), oltre a un rilevante aumento del rapporto positivi/casi testati (4% vs 3,1%). Dal punto di vista epidemiologico crescono i casi attualmente positivi (60.134 vs 50.630) e, sul fronte degli ospedali, aumentano i pazienti ricoverati con sintomi (3.625 vs 3.048) e in terapia intensiva (319 vs 271). Continuano a salire, seppur lentamente, anche i decessi (155 vs 137)”. E’ quanto si legge nella nota della Fondazione GIMBE.

Rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni: Decessi: +18 (+13,1%) Terapia intensiva: +48 (+17,7%) Ricoverati con sintomi: +577 (+18,9%) Nuovi casi: +17.252 (+42,4%) Casi attualmente positivi: +9.504 (+18,8%) Casi testati +35.588 (+9%) Tamponi totali: +63.351 (+9,7%).

“Nell’ultima settimana- afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE– la curva dei contagi si e’ impennata, in conseguenza del netto incremento del rapporto positivi/casi testati. Si conferma inoltre la crescita costante dei pazienti ospedalizzati con sintomi e di quelli in terapia intensiva”.

Da meta’ luglio i nuovi casi settimanali sono piu’ che decuplicati (da poco oltre 1.400 a piu’ di 17.000), con incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 4%. Tale dinamica ha generato il progressivo aumento dei casi attualmente positivi, quintuplicati da fine luglio: da 12.482 a 60.134. “L’incremento del rapporto positivi/casi testati- spiega il presidente- conferma che il virus circola in maniera piu’ sostenuta: per questo nelle Regioni dove supera il 5% e’ cruciale potenziare le attivita’ di testing & tracing”.

Nella settimana 30 settembre-6 ottobre si tratta di Liguria (7,7%), Campania (6,3%), Provincia autonoma di Trento (6,8%), Piemonte (6,2%) e Valle d’Aosta (5,4%). Sul versante delle ospedalizzazioni, da fine luglio si rileva un incremento dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva, che sono aumentati rispettivamente da 732 a 3.625 e da 49 a 319.

“Se il dato nazionale- puntualizza Cartabellotta- non lascia intravedere alcun sovraccarico dei servizi ospedalieri, iniziano ad emergere differenze regionali rilevanti“.

In particolare al 6 ottobre ben 8 Regioni registrano tassi di ospedalizzazione per 100.000 abitanti superiori alla media nazionale di 6,5: Lazio (13,9), Liguria (13), Campania (9,2), Sardegna (8,8), Sicilia (7,9), Piemonte (7,1), Abruzzo e Puglia (6,6).

“La composizione percentuale dei casi attualmente positivi- continua il Presidente- si mantiene costante dai primi di luglio: mediamente il 93-94% dei positivi sono in isolamento domiciliare perche’ asintomatici/oligosintomatici; il 5-6% ricoverati con sintomi e lo 0,5% in terapia intensiva. Tuttavia, anche per questo indicatore le differenze regionali accendono ulteriori spie rosse“.

In alcune Regioni, infatti, la percentuale dei casi ospedalizzati e’ nettamente superiore alla media nazionale del 6,6%: Sicilia (11,5%), Liguria (10,4%) Lazio (9,9%), Puglia (8,9%), Piemonte (8,6%), Abruzzo (8,2%), Basilicata (7,9%). Anche sul versante dei decessi dai primi di settembre inizia a delinearsi un trend in lento ma costante incremento: il numero dei pazienti deceduti e’ aumentato da 46 a 155 per settimana.

In altri termini, spiega il presidente “le dinamiche dell’epidemia, molto diverse dalla prima ondata, dimostrano che il progressivo incremento dei casi attualmente positivi iniziato a fine luglio, dopo un mese ha innescato l’incremento di pazienti ospedalizzati con sintomi e in terapia intensiva, e dopo 2 mesi, inizia a riflettersi anche sui decessi“.

“L’obbligo delle mascherine anche all’aperto- conclude Cartabellotta- e’ una misura coerente con la rapida ascesa dei contagi, visto che non conosciamo ancora il reale impatto della riapertura delle scuole e quello dell’ulteriore sovraccarico dei servizi sanitari conseguente alla stagione influenzale. Tuttavia, per contenere la seconda ondata, in particolare nelle Regioni del centro-sud, la Fondazione GIMBE ribadisce la necessita’ di giocare d’anticipo sul virus su tutti i fronti: in particolare, e’ indifferibile potenziare e uniformare gli standard dell’assistenza sanitaria territoriale e ospedaliera, oltre che trovare una soluzione per ridurre l’elevato rischio di contagio sui mezzi pubblici”.

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