Coronavirus, i bambini sono meno contagiosi? “Attualmente non si può dire”

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"Abbiamo ancora sotto gli occhi le conseguenze di valutazioni troppo frettolose e superficiali", ammonisce Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di Pediatria preventiva e sociale (Sipps) Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – “Finché non avremo delle ripetute certezze, dobbiamo agire con cautela e tutela. Una cosa è certa: i bambini possono contagiarsi, sviluppano la malattia, generalmente (ma non sempre!) in maniera meno grave, però si ammalano. La ricerca sta facendo passi da gigante in pochissimo tempo, ma gli studi vanno valutati con attenzione perché altrimenti è pericoloso”. Lo dichiara Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di Pediatria preventiva e sociale (Sipps), commentando uno studio pubblicato sulla rivista medica americana JAMA. Secondo questa ricerca i bambini si ammalano di meno grazie ai pochi recettori del virus presenti nel loro naso.

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“Questo studio ha suscitato un notevole clamore mediatico, sicuramente al di là delle aspettative degli autori. Probabilmente- prosegue il presidente Sipps- le cose non sono così semplici e lineari: davvero la differenza sta solo nel numero di recettori? Esiste un cut-off al di sotto del quale questo rischio è ridotto/nullo? E gli altri recettori ACE2 a livello dei pneumociti, e quelli solubili presenti nel plasma che ruolo giocano? Altri fattori tuttora ignoti?- chiede Di Mauro- Ancora troppe le domande. I ricercatori hanno formulato un’ipotesi, ma la risposta potremo averla solo dalla realtà, dai dati epidemiologici dei contagi, quando i bambini saranno riammessi in comunità, riprenderanno la frequenza scolastica. Noi tutti speriamo, naturalmente, che queste ottimistiche ipotesi vengano confermate, ma fino ad allora dobbiamo attenerci alla massima cautela. Abbiamo ancora sotto gli occhi le conseguenze di valutazioni troppo frettolose e superficiali! Dobbiamo essere fiduciosi ma rigorosi- conclude- lasciandoci guidare dai dati epidemiologici della realtà italiana e, a tal fine, chiediamo che sia messa a punto una efficace strategia di controllo dei contagi sul territorio, con linee guida appropriate non solo sulla modalità della frequenza scolastica, ma anche sulla gestione delle riammissioni a scuola in caso di assenza per patologia”.

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