Coronavirus, il mea culpa dell’esperto: “In questi mesi anche epidemia di fake news”
Parla Ernesto Burgio, pediatra e membro del gruppo di specialisti per la Covid-19 di Sipps: "Noi stessi non eravamo preparati e troppo spesso non abbiamo informato correttamente" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – Cittadini comuni, operatori sanitari, anziani e bambini, “sono stati vittime impotenti in questi due mesi di una seconda epidemia che ha rafforzato la confusione e l’ansia ingenerate dalla pandemia: un’epidemia di fake news, di affermazioni pseudo-scientifiche, di disinformazione complottista. Noi stessi non eravamo preparati e troppo spesso non abbiamo informato correttamente. Neppure nella quotidiana analisi dei dati: perché se ci si limita a proporli, come spesso è stato fatto, in maniera fredda e senza un minimo di analisi, si generano ansia e confusione”. Quando si è parlato “di decessi e di tassi di letalità altissimi, non si è avuto sufficiente attenzione a quelle persone che per ragioni d’età, di cultura o di sofferenze pregresse, non erano in grado di reggere uno tsunami informazionale poco corretto, tanto nelle modalità, quanto nei toni”. A lanciare l’allarme è Ernesto Burgio, pediatra, membro dell’Istituto Europeo di ricerca su cancro e ambiente, e attualmente anche del gruppo di specialisti per la Covid-19 della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps).
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“RIAPRIRE LE SCUOLE? VA MESSO IN SICUREZZA TUTTO IL COMPARTO, NON SOLO I BAMBINI”
Tra i dibattiti che hanno infiammato la comunicazione ai tempi del virus, ad esempio, c’è stato anche il fattore ‘scuola’. Bisogna riaprire o non bisogna riaprire? Il pediatra specialista ammonisce che “si continua ad affrontare la questione in modo poco corretto. Pensare che si possa tornare a scuola perché i bambini sono meno contagiosi e la scuola è quindi il posto più sicuro”, significa dimenticare che la scuola “è un comparto particolare, composto non solo da oltre 8 milioni di studenti, ma anche da insegnanti e altri operatori scolastici e ovviamente dalle famiglie”. Il discorso “non può essere limitato quindi agli alunni. Occorre mettere in sicurezza tutto il comparto e l’intero sistema in cui è inserito. Fino a quando non si avrà il pieno controllo dell’intera catena dei contagi non si dovrebbero riaprire le scuole”.
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“TROPPI ESPERTI HANNO DETTO TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO”
Informare correttamente, inoltre, a detta di Burgio non vuol dire semplicemente “rassicurare”. La necessità in questa nuova fase è “ripristinare la fiducia, da un lato nelle istituzioni, e dall’altro negli esperti, perché ce ne sono stati troppi che hanno detto tutto e il contrario di tutto, contraddicendosi e attaccandosi l’un l’altro”. Adesso “bisogna fare il contrario: dare poche informazioni ma veramente chiare e importanti“, anche per “supportare al meglio le fasce più fragili: i bambini, gli anziani e i disabili. Non mediante rassicurazioni astratte, ma fornendo le informazioni corrette e misurate, perché soltanto prendendo tutti le giuste precauzioni e coinvolgendo tutti in uno sforzo comune, che potrebbe ancora protrarsi a lungo- ricorda il pediatra- potremo uscirne bene“. Tutti hanno il diritto “di essere informati e responsabilizzati”. E gli stessi bambini “potrebbero svolgere un ruolo importante: divenire alleati nella ‘lotta al virus’, se rassicurati e coinvolti nella maniera corretta. Perché serenità e fiducia, se coniugate a senso di responsabilità e consapevolezza- conclude Burgio- sono ‘positivamente contagiose'”.
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