Coronavirus, il professore emerito: “Didattica a distanza può essere solo eccezionale”

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Parla Luca Serianni, professore di Storia della lingua italiana all'Università Sapienza di Roma. E degli esami di maturità dice: "Come potremmo sapere che non c'è un suggeritore?" Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print

ROMA – “Per quello che mi risulta le scuole, gran parte per lo meno, si stanno impegnando molto a fondo sulla didattica a distanza. Indubbiamente questo periodo può essere un’occasione per rinnovare alcuni aspetti, però tengo subito a dire che la didattica a distanza a scuola non può che essere una procedura eccezionale, perché fare lezioni all’università e figuriamoci a scuola, nella primaria e nella media inferiore, come si chiamava una volta, presuppone un contatto diretto. Nessun insegnante può davvero fare a meno di guardare in faccia gli alunni, quale che sia il tema o l’argomento trattato. Quindi ricordiamo che questa è una situazione di emergenza”. Risponde così il professor Luca Serianni, emerito di Storia della lingua italiana all’Università Sapienza di Roma e accademico dei Lincei, interpellato dall’agenzia Dire in merito alla possibilità che la scuola ‘sfrutti’ l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus per rinnovarsi.

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“Tale aspetto di emergenza- prosegue Serianni- si rende assolutamente evidente per gli esami di Stato. Ora non so cosa il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, penserà per venire incontro a questo, che oltretutto è un obbligo costituzionale, quindi non aggirabile. È molto difficile”. Il linguista Serianni pensa alla difficoltà di far svolgere tante prove scritte, come quella di matematica, che “affrontano circa il 30% degli studenti- sottolinea-. Come si fa a garantire che non ci sia nell’ombra un suggeritore, anche se ciascuno studente si collegasse con il suo tablet? Non abbiamo la garanzia di assoluta onestà da parte di chi svolge la prova. Francamente- prosegue ancora il professore emerito- non so come si possa fare, ma certamente ci sono persone più esperte di me dal punto di vista tecnologico che avranno qualche risorsa. Quello che posso dire è che mi sembra difficile, da un lato, che per la data prevista per gli esami di maturità sia tutto finito – ma speriamo – dall’altro non possiamo pensare di far slittare questa data per tante ragioni, a partire dal fatto che molti studenti, la gran parte direi, si iscriverà all’Università e quindi ha necessità di non subire danni nella sua carriera scolastica“.

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Ma che consigli si sente di dare ai tanti studenti che in questo periodo sono costretti a rimanere a casa? Come possono impiegare il loro tempo? “Un consiglio solo- risponde Serianni alla Dire- dico agli studenti di approfittare di questo periodo per affacciarsi un po’ al mondo culturale, navigando in rete, come riescono molto bene a fare, cercando di farsi un’idea dei grandi temi che si dibattono attualmente, non solo per quanto riguarda la scienza e il problema in cui siamo immersi, ma facendo anche una riflessione storica su quelle che sono state le epidemie e su quanto hanno inciso proprio nella periodizzazione della storia degli uomini. Pensiamo alle conseguenze dell’influenza spagnola, a conclusione della Prima Guerra mondiale. E poi possono anche approfondire temi di carattere storico, geopolitico, letterario. È un’occasione, avendo inevitabilmente più tempo di prima, di fare un libero lavoro di approfondimento, che poi è nello spirito del nuovo esame di Stato, dove si insiste molto sulla capacità dello studente di collegare tra loro i vari domini e le varie discipline che ha studiato, ovviamente separatamente, durante gli anni scolastici. Quindi direi agli studenti di approfittare di questa occasione di forzata immobilità per fare un po’ questo, anche con un itinerario libero”.

In questo senso la rete, non ha dubbi l’accademico dei Lincei, può essere “un ottimo strumento, grazie ai tanti link e collegamenti che offre. L’unica avvertenza- sottolinea Serianni- è che nella rete bisogna cercare siti attendibili, questo è chiaro. Non bisogna lasciarsi traviare da tutte le varie fake news che si leggono nei social, ma con un minimo di consapevolezza la rete è uno strumento straordinario”.

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Un’ultima domanda: secondo lei il coronavirus potrà trasformarsi un domani in uno spunto letterario così come lo è stata la peste per tanti scrittori? “Questo non lo so- risponde infine con il sorriso il professore emerito- non mi pare che le epidemie che abbiamo avuto dalla metà del Novecento in poi, come l’asiatica negli anni Cinquanta o la più recente Ebola, abbiano acceso la fantasia letteraria. Quindi questo è difficile a dirsi”.

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