Coronavirus, Inail: “Denunciati più di 28mila contagi sul posto di lavoro”

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I dati del primo report dell'Istituto dedicato al fenomeno delle infezioni sul lavoro da Covid-19 Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Sono piu’ di 28mila i contagi da Covid-19 di origine professionale denunciati all’Inail tra la fine di febbraio e lo scorso 21 aprile. Il 45,7% riguarda la categoria dei ‘tecnici della salute‘, che comprende infermieri e fisioterapisti, seguita da quella degli operatori socio-sanitari (18,9%), dei medici (14,2%), degli operatori socio-assistenziali (6,2%) e del personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione (4,6%). Lo scrive in una nota l’Inail.

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IL REPORT SULLE INFEZIONI COVID-19 A LAVORO

A rilevarlo, alla vigilia delle celebrazioni del primo maggio, e’ il primo report dell’Istituto dedicato al fenomeno delle infezioni sul lavoro da Covid-19, da cui emerge anche che i casi mortali da contagio sono stati 98, 52 in marzo e 46 in aprile pari a circa il 40% del totale dei decessi sul lavoro denunciati all’Inail nel periodo preso in esame.

“I nostri dati- spiega il presidente dell’Inail, Franco Bettoni- confermano la maggiore esposizione al rischio del personale sanitario, al quale l’Istituto riconosce la presunzione semplice di origine professionale dell’infezione. Con l’avvio della fase 2 dell’emergenza, continueremo a monitorare l’andamento delle denunce di contagio sul lavoro da nuovo Coronavirus, anche allo scopo di ricavare informazioni utili per fornire indicazioni sulle misure di prevenzione da adottare con la graduale ripresa delle attivita’ produttive. Nel frattempo, tutti i casi accertati di infezione contratta in occasione di lavoro e in itinere continueranno a essere tutelati dall’Istituto come infortuni, gia’ a partire dal periodo di quarantena”.

“Il governo- conferma la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo– lavora in stretta sinergia con l’Inail e con le altre istituzioni coinvolte nella gestione dell’emergenza per fare in modo che la graduale ripresa delle attivita’ avvenga in condizioni di massima sicurezza per tutti, individuando misure di protezione efficaci anche attraverso un confronto costante con le parti sociali. Il protocollo per la sicurezza sui luoghi di lavoro firmato lo scorso 24 aprile e’ il caposaldo per poter lavorare in sicurezza nella fase 2. Allo stesso tempo andra’ assicurato il massimo sostegno ai lavoratori che hanno contratto il virus, a partire dalle categorie piu’ esposte, come gli operatori sanitari impegnati in prima linea per il contenimento della pandemia. La celebrazione del primo maggio deve essere l’occasione per dare il giusto riconoscimento al loro impegno e a quello degli altri lavoratori che negli ultimi due mesi hanno garantito l’erogazione dei servizi pubblici essenziali”.

I CASI DI COVID-19 TRA GLI OPERATORI SANITARI

Prendendo in considerazione le diverse attivita’ produttive, il settore della Sanita’ e assistenza sociale in cui rientrano ospedali, case di cura e case di riposo registra il 72,8% dei casi di contagio sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail, mentre a livello territoriale quasi otto denunce su 10 sono concentrate nelle regioni dell’Italia settentrionale: il 52,8% nel Nord-Ovest (35,1% in Lombardia) e il 26,0% nel Nord-Est (10,1% in Emilia Romagna). Il resto dei casi e’ distribuito tra Centro (12,7%), Sud (6,0%) e Isole (2,5%). Il 71,1% dei contagiati sul lavoro sono donne e il 28,9% uomini, con un’eta’ media di poco superiore ai 46 anni (46 per le donne, 47 per gli uomini).

Tra gli infermieri e gli altri tecnici della salute, in particolare, piu’ di tre denunce su quattro sono relative a lavoratrici. Il 12,6% dei casi riguarda invece lavoratori stranieri, tra i quali la percentuale delle donne e’ pari all’80%. Concentrando l’attenzione sui 98 casi mortali denunciati, il rapporto tra i generi si inverte. I decessi dei lavoratori, infatti, sono stati 78, quelli delle lavoratrici 20, con un’eta’ media pari a 58 anni sia per gli uomini che per le donne.

Come sottolineato nel report elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, i dati sulle denunce di infortunio da Covid-19 sono provvisori e il loro confronto con quelli rilevati a livello nazionale dall’Istituto superiore di sanita’ richiede cautele, sia per la maggiore complessita’ nella trattazione delle denunce che deriva dall’attuale contesto di emergenza, sia per il fatto che la platea Inail, riferita ai soli lavoratori assicurati, non comprende categorie particolarmente esposte al rischio di contagio, come quelle dei medici di famiglia, dei medici liberi professionisti e dei farmacisti.

“Il dibattito sull’ampliamento della platea degli assicurati Inail, che all’inizio dell’anno ha portato all’estensione della tutela obbligatoria ai rider addetti alle consegne a domicilio, con questa emergenza e’ tornato di grande attualita’- precisa Bettoni- In queste settimane, in particolare, abbiamo costituito un gruppo di lavoro con le federazioni dei medici per studiare la possibilita’ di estendere la nostra copertura ai medici liberi professionisti e convenzionati“. “Il tema- aggiunge il presidente dell’Istituto- dovra’ pero’ essere affrontato anche a livello complessivo, per comprendere gli oltre tre milioni e mezzo di lavoratori che non possono accedere a rendite o indennizzi in caso di infortunio o malattia professionale. Il mondo del lavoro, infatti, e’ cambiato moltissimo negli ultimi anni ed e’ arrivato il momento che anche le norme sulla protezione dei lavoratori ne prendano atto. L’Inail, per quanto gli compete, e’ pronto a sostenere questa svolta”.

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