Coronavirus, incubo per mondo moda: non si vende, ma c’è da pagare

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Le imprese della moda stanno vivendo un "vero e proprio shock finanziario", avverte la Federazione Moda Italia dell'Emilia-Romagna. E se non ci saranno interventi straordinari, avverte, in molti chiuderanno Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

BOLOGNA – Per il settore della moda è il coronavirus è praticamente un incubo di cui non si vede la fine. I negozi di abbigliamento, infatti, “patiscono molto più di altri settori la crisi” innescata dal covid-19, spiega Marco Cremonini, presidente della Federazione Moda Italia dell’Emilia-Romagna che fa capo a Confcommercio: un negozio, infatti, si assicura la merce da mettere in vetrina molti mesi prima dell’effettiva vendita e “praticamente tutti i negozi hanno già programmato lo scorso anno le collezioni primavera-estate 2020 ed in alcuni casi anche le autunnali”. Ma ora nessuno vende più niente.

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Se non fosse che con “incassi praticamente azzerati, bisogna saldare fatture in alcuni casi per centinaia di migliaia di euro. Nel frattempo permangono i costi fissi, che possono essere molto rilevanti”, mette in fila Cremonini. Per il quale si può parlare di “vero e proprio shock finanziario che, in assenza di interventi straordinari, porterà alla chiusura di migliaia di imprese con connesse gravissime conseguenze occupazionali”. Ed è un settore chiave dell’economia e del made in Italy, fatto di 114.813 punti vendita attivi a fine 2019, che dà occupazione a 313.074 addetti in tutta Italia.

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Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, il solo abbigliamento perderà 6,6 miliardi di euro, in caso di riapertura a giugno. In questo contesto, “il Cura Italia è un insufficiente punto di partenza– prosegue Cremonini- il settore moda va sicuramente inserito tra quelli maggiormente colpiti dalle disposizioni restrittive: serve una moratoria fiscale molto più ampia ed articolata e soprattutto una urgente ed adeguata immissione di liquidità alle imprese per venire incontro alle esigenze più immediate”.

Servono sostegni rapidi e semplicità delle procedure. “Il settore distribuzione moda viene da anni molto difficili, di vendite in contrazione- conclude Cremonini- e le imprese erano già in difficoltà ancor prima dell’emergenza covid-19. Se questa gravissima crisi non verrà gestita con audacia e tempestività, mobilitando all’unisono tutte le risorse nazionali ed europee a sostegno delle imprese, il sistema moda e con lui il sistema Italia rischierà di sprofondare in una recessione di profondità mai provata”.

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