Coronavirus, incubo per mondo moda: non si vende, ma c’è da pagare
- Mattia Cecchini
- 03/04/2020
- Emilia Romagna, Lavoro, Politica
- m.cecchini@agenziadire.com
Le imprese della moda stanno vivendo un "vero e proprio shock finanziario", avverte la Federazione Moda Italia dell'Emilia-Romagna. E se non ci saranno interventi straordinari, avverte, in molti chiuderanno Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
BOLOGNA – Per il settore della moda è il coronavirus è praticamente un incubo di cui non si vede la fine. I negozi di abbigliamento, infatti, “patiscono molto più di altri settori la crisi” innescata dal covid-19, spiega Marco Cremonini, presidente della Federazione Moda Italia dell’Emilia-Romagna che fa capo a Confcommercio: un negozio, infatti, si assicura la merce da mettere in vetrina molti mesi prima dell’effettiva vendita e “praticamente tutti i negozi hanno già programmato lo scorso anno le collezioni primavera-estate 2020 ed in alcuni casi anche le autunnali”. Ma ora nessuno vende più niente.
LEGGI ANCHE: Pitti uomo slitta a settembre, “sia ripartenza moda”
Se non fosse che con “incassi praticamente azzerati, bisogna saldare fatture in alcuni casi per centinaia di migliaia di euro. Nel frattempo permangono i costi fissi, che possono essere molto rilevanti”, mette in fila Cremonini. Per il quale si può parlare di “vero e proprio shock finanziario che, in assenza di interventi straordinari, porterà alla chiusura di migliaia di imprese con connesse gravissime conseguenze occupazionali”. Ed è un settore chiave dell’economia e del made in Italy, fatto di 114.813 punti vendita attivi a fine 2019, che dà occupazione a 313.074 addetti in tutta Italia.
LEGGI ANCHE: A Roma tracollo degli incassi per bistrot, moda e gioielli: si va verso la chiusura
Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, il solo abbigliamento perderà 6,6 miliardi di euro, in caso di riapertura a giugno. In questo contesto, “il Cura Italia è un insufficiente punto di partenza– prosegue Cremonini- il settore moda va sicuramente inserito tra quelli maggiormente colpiti dalle disposizioni restrittive: serve una moratoria fiscale molto più ampia ed articolata e soprattutto una urgente ed adeguata immissione di liquidità alle imprese per venire incontro alle esigenze più immediate”.
Servono sostegni rapidi e semplicità delle procedure. “Il settore distribuzione moda viene da anni molto difficili, di vendite in contrazione- conclude Cremonini- e le imprese erano già in difficoltà ancor prima dell’emergenza covid-19. Se questa gravissima crisi non verrà gestita con audacia e tempestività, mobilitando all’unisono tutte le risorse nazionali ed europee a sostegno delle imprese, il sistema moda e con lui il sistema Italia rischierà di sprofondare in una recessione di profondità mai provata”.
Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
Leggi anche:
Coronavirus, incubo per mondo moda: non si vende, ma c’è da pagare
VIDEO| Scialpinisti bloccati in Tagikistan, “Italia ci aiuti”
Coronavirus, nell’azienda Takis parte la sperimentazione del vaccino sui topi
Oltre 500 morti in un giorno a New York, in Spagna 117 mila casi
Nuova sfida social: le opere dei musei riprodotte in casa
Coronavirus, Gawronski: “Perchè l’Italia non ha assicurato il debito?”
L'articolo Coronavirus, incubo per mondo moda: non si vende, ma c’è da pagare proviene da dire.it.