Coronavirus, la sociologa: “La nostra socialità è compressa, abbiamo bisogno di contatti”

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Patrizia Magnante, docente di Sociologia generale all'Universita' Tor Vergata di Roma e presidente nazionale della Societa' italiana di Sociologia, intervistata dall'agenzia Dire Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print

ROMA – “La nostra socialita’ e’ stata soppressa e molte persone gia’ stanno manifestando sui social sintomi di stress. Siamo abituati a vivere una quotidianita’, fatta di routine acquisite nel tempo che ci tranquillizzano, ma ora si e’ interrotto tutto e il nostro modo di vivere si e’ modificato. Non dimentichiamoci, poi, che noi italiani siamo noti in tutto il mondo per essere un popolo molto ‘fisico’, che non solo ha bisogno di relazioni sociali, ma anche di toccarsi per sentire il contatto”. Cosi’ Patrizia Magnante, docente di Sociologia generale all’Universita’ Tor Vergata di Roma e presidente nazionale della Societa’ italiana di Sociologia, intervistata dall’agenzia Dire sulle ripercussioni che l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus potra’ avere sulla nostra societa’.

La velocita’ con cui siamo abituati normalmente a gestire le nostre vite si e’ ora spostata sulla tecnologia– spiega l’esperta- Quindi se da un lato c’e’ una socialita’ soppressa dal punto di vista fisico, dall’altro si sta sviluppando maggiormente la socialita’ virtuale. Le persone stanno mettendo in atto delle nuove strategie virtuali, come gli aperitivi in diretta dalle proprie abitazioni, per avere un minimo di ‘visibilita” sociale. E se prima i social erano utilizzati maggiormente dai giovani, ora si stanno sempre piu’ diffondendo anche tra gli adulti, i quali stanno vivendo il problema di non avere piu’ relazioni in presenza. E noi sappiamo bene che non possiamo sopprimere le relazioni, perche’, come gia’ diceva Aristotele, ‘siamo degli animali sociali'”.

In questo periodo di ‘cattivita’, quindi, secondo la sociologa la tecnologia ci puo’ supportare. “Deve venirci in aiuto- prosegue- per esempio ai ragazzi, che pure stanno iniziando a manifestare sintomi di stress, perche’ hanno bisogno di contatti. Stanno ‘soffrendo’ addirittura per i compiti che gli vengono assegnati solo attraverso il registro elettronico“.

Ma anche se per i giovani e i bambini la sfera delle relazioni e’ fondamentale, loro riescono maggiormente a resistere alla costrizione in casa rispetto agli adulti. “Ragazzi e bambini hanno piu’ strategie per compensare rispetto agli adulti, ne hanno sempre avute- spiega Magnante- noi adulti siamo invece piu’ legati alle nostra quotidianita’, che come ho gia’ detto e’ fatta di routine”.

E gli anziani? Cosa comporta loro lo stare forzatamente in casa? Si puo’ dire, tutto sommato, che siano piu’ abituati ad avere meno mobilita’? “Tanti anziani vivono da soli e anche per loro la mancanza dell’aspetto relazionale e’ pesante– risponde alla Dire la sociologa- Molti di loro si ritrovano a dover fare i conti non solo con il silenzio che li circonda, ma anche con il mettere in atto nuove strategie personali per il sostentamento. Come vado a fare la spesa? Si chiedono banalmente. Cosi’ anche gli anziani devono reinventarsi”.

L’aspetto piu’ preoccupante riguarda pero’ tutta una serie di categorie sociali, gia’ di per se’ problematiche, per cui questo periodo di emergenza sanitaria non fa altro che amplificare i loro disagi. “Ci sono state persone morte in casa da sole con il Coronavirus- sottolinea la sociologa Magnante- e poi esistono anziani soli, donne che subiscono violenze, persone che soffrono di depressione… Ma chi le controlla?”.

Un altro aspetto riguarda le dinamiche familiari ai tempi del Coronavirus, perche’ oggi “ci e’ stata ‘imposta’ una maggiore esposizione alle proprie dinamiche interne, parlo ovviamente delle famiglie nel loro privato- sottolinea l’esperta- Questo in alcuni casi puo’ evidenziare degli aspetti postivi, perche’ la possibilita’ di essere presenti in casa puo’ migliorare le relazioni umane e affettive quando sono impostate su basi comunicative e affettive stabili. Ma quello che mi preoccupa sono quei casi in cui un pericolo interno potrebbe esplodere, pensiamo alle donne e ai bambini che subiscono atteggiamenti aggressivi da parte di partner. Quando si subiscono questo tipo di violenze e ci si ritrova costretti a casa insieme, 24 ore su 24, anche un solo minuto diventa un’eternita’. Negli ultimi tempi si e’ parlato poco di questo, se non per niente, perche’ tutta la macchina comunicativa e’ incentrata sul Coronavirus”.

Ma il Coronavirus lascera’ il segno sulla nostra societa’? “Per il futuro credo che di sicuro verrano ridimensionate e modificate alcune delle nostre priorita’ e abitudini– risponde infine la presidente della Societa’ italiana di Sociologia- Spero che molti di noi vivranno con maggior consapevolezza la possibilita’ che nelle societa’ possano presentarsi periodi complicati. Il Coronavirus a mio avviso potrebbe poi stimolare maggiormente le nostre capacita’ progettuali e strategiche, anche di gestione dei momenti critici. È ancora presto per ipotizzare le conseguenze e gli effetti reali a lungo termine rispetto a questo isolamento forzato. Sicuramente, per quanto riguarda gli adulti- conclude- su di loro rimarra’ un bel segno”.

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