Coronavirus, l’appello dei medici di Ancona: “Donate saturimetri per monitorare pazienti a domicilio”

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L'appello di Massimiliano Luzi e Paola Lodolini che da lunedi' presteranno servizio nell'Unita' operativa speciale di continuita' assistenziale (Usca) di Ancona che ha il compito di prestare assistenza ai pazienti positivi al Coronavirus che vivono in isolamento domiciliare. Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ANCONA – “Ci servono saturimetri per poter monitorare i pazienti a casa in isolamento, anche telefonicamente”. L’appello e’ di due giovani medici marchigiani, Massimiliano Luzi e Paola Lodolini, che da lunedi’ presteranno servizio nell’Unita’ operativa speciale di continuita’ assistenziale (Usca) di Ancona che ha il compito di prestare assistenza ai pazienti positivi al Coronavirus che vivono in isolamento domiciliare e di effettuare i tamponi ai pazienti sospetti valutando insieme a loro, qualora non necessitassero di un ricovero ospedaliero, una terapia farmacologia da seguire da casa.

“Per fronteggiare l’emergenza Coronavirus direttamente nelle case dei pazienti sono nate le Unita’ speciali di continuita’ assistenziale ordinate dai medici di medicina generale- spiegano alla Dire i due medici-. Abbiamo necessita’ del vostro supporto per reperire in tempi brevi la strumentazione che possa aiutarci ad offrire la migliore assistenza, fare la differenza sul territorio e ridurre il rischio di ospedalizzazione del paziente. Ci occorrono in primis saturimetri da poter lasciare a casa dei pazienti in modo da poterli monitorare nel tempo. Ma ci occorrono anche i Dpi (tute idrorepellenti, mascherine Ffp2, Ffp3, mascherine chirugiche e materiale per sanificazioni)”.

Il saturimetro e’ uno strumento che consente di monitorare il grado di saturazione di ossigeno nel sangue grazie al quale i medici delle Unita’ operative di continuita’ assistenziale in molti casi potrebbero seguire i pazienti anche a distanza. Da qui l’appello a chiunque potesse donare questo tipo di strumento, non di facile reperibilita’ sul mercato ora.

Tutto quello che ci darete tornera’ sul territorio in prima linea ad aiutare i pazienti direttamente nelle loro case- continuano-. Le Unita’ di continuita’ assistenziale effettuano il tampone ai casi sospetti stabilendo se sono positivi o meno e se necessitano di ospedalizzazione o meno definendo nel secondo caso anche un’efficace terapia farmacologica da seguire a casa. Oppure se le condizioni del paziente positivo sono peggiorate possono richiedere il ricovero ospedaliero prima che il quadro si complichi ulteriormente a livello polmonare. Grazie al saturimetro possiamo chiedere al paziente di misurare i valori autonomamente e possiamo monitorarlo telefonicamente. Non recarci a casa nuovamente ci consente di ottimizzare i tempi e risparmiare dispositivi di protezione individuale”.

Massimiliano, 43 anni e Paola, 37 sono medici corsisti di medicina generale, entrambi con figli. Non hanno esitato a buttarsi ‘in prima linea’ per frenare l’emergenza. “Mia moglie fa l’infermiera in un reparto Covid- spiega Luzi-. Abbiamo deciso di mandare i nostri figli, di cinque e sette anni, ad Ascoli dai nonni. È dal primo marzo che non li vedo ma sapendo che sono al sicuro con i nonni possono lavorare in prima linea con piu’ serenita’. La carenza dei dispositivi ha reso molto difficile il lavoro dei medici di famiglia che non potevano andare a trovare i pazienti a casa. Noi ora, coordinandoci con loro, andremo a casa delle persone e saremo i loro occhi e le loro mani”.

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