Coronavirus, l’economista Claeys avverte: “L’Ue si salva solo se cambia”

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L’esperto del centro Bruegel giudica positiva la flessibilità sul bilancio. E avvisa, post covid-19 a rischio il 10-20% del Pil europeo Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print

ROMA – “Buona la scelta della Commissione europea di emendare le regole di bilancio di Maastricht: adesso abbiamo bisogno di regole più flessibili”. È il giudizio dell’economista franco-spagnolo Gregory Claeys, esperto del centro di studi europei Bruegel. In un’intervista con l’agenzia Dire, lo studioso tratteggia gli scenari dell’Ue post crisi coronavirus, con “un impatto economico enorme, tra il 10 e 20 per cento del Pil europeo solo nel primo quadrimestre dell’anno”.

REGOLE COMUNI PER NON RIPETERE LA CRISI DEL 2008

“In un’Unione monetaria ci vogliono regole condivise ma l’obiettivo di ridurre il debito deve essere circoscritto in determinati periodi in cui l’economia è in salute con regole precise su cosa va fatto in tempi favorevoli per l’economia e cosa va fatto in tempi di crisi” dice l’economista. “E oggi siamo chiaramente in un tempo di crisi”. Con la nuova Commissione europea, “le regole sono già sembrate più rilassate”, spiega Claeys, “ma la flessibilità di oggi non sarà sufficiente per fronteggiare questa crisi, ci vorranno nuove regole di bilancio” per far fronte “a debiti pubblici e deficit in forte aumento” e “per non commettere gli stessi errori della crisi economica del 2008, quando per limitare il debito pubblico si era minata la ripresa dell’economia”.

CORONABOND SÌ, MA CON UN SIGNIFICATO CONDIVISO DA TUTTI

Secondo Claeys, “i Coronabond potrebbero essere una soluzione” ma “dipende da cosa intendiamo con Coronabond, in quanto tutti oggi hanno una definizione diversa”. Secondo l’esperto, queste obbligazioni dovrebbero “essere utilizzate per finanziare l’economia europea e i consumatori comuni”. Dovrebbero insomma servire “per finanziare una spesa comune, ad esempio un’assicurazione sanitaria europea che possa coprire tutte le spese in caso di bisogno, oppure un sistema di sussidi per la disoccupazione comune”.

DALL’ERRORE DI LAGARDE ALLA LINEA DI DRAGHI

Secondo Claeys, la posizione assunta inizialmente da Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, “è stato un terribile errore, molto pericoloso” ma per fortuna poi c’è stato un cambiamento di rotta e si è seguita la linea di Mario Draghi in occasione della crisi economica del 2008. “La Bce deve fare ‘Whatever it Takes’ per aiutare i governi e le economie europee a fronteggiare la crisi, prima e dopo”, continua Claeys. “Draghi ha cambiato molto le politiche della Bce, ma è difficile applicare il modello degli Stati Uniti all’Europa: gli Stati Uniti hanno un Paese solo e una Banca centrale, mentre noi abbiamo tanti Paesi e una sola banca centrale e adesso è difficile cambiare questo modello”.

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