Coronavirus, l’esperto parla dell’app ‘Immuni’: “Scelta che lascia perplessi”

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"Dubbi su modalita' di selezione, su tutela privacy ed efficacia" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Circola da poche ore la notizia che l’app scelta per accompagnare la fase 2 sara’ ‘Immuni’ della software house milanese Bending Spoons, e gia’ affiorano perplessita’ e polemiche. Secondo l’avvocato Andrea Lisi, presidente di Anorc Professioni ed esperto di Diritto dell’informatica, sono molti i dettagli trascurati nell’ordinanza firmata dal commissario straordinario Domenico Arcuri. A rischio c’e’ la privacy di milioni di cittadini. Ma non e’ questo l’unico fattore che merita un’analisi piu’ accurata. L’esperto lo spiega all’agenzia Dire.

LEGGI ANCHE: Come funziona Immuni, la app anti-Covid

– Avvocato Andrea Lisi, l’app per il tracciamento del contagio e’ stata scelta: Immuni. Cosa sappiamo?

‘Potrei direi nulla o, comunque, quel poco che si sa sui contorni del sistema di ‘contact tracing’ non e’ per niente rassicurante. E io sono piuttosto perplesso. Leggendo l’ordinanza sottoscritta da Arcuri non si riesce a comprendere alcun dettaglio sull’efficacia della soluzione tecnologica scelta, sulle sue finalita’, sul principio di minimizzazione da applicare a una mappatura di questa portata, sulla cessione dei dati che verranno trattati e dislocati da quanto si legge su un unico server (e questa centralizzazione non so quanto sia opportuna in termini di sicurezza informatica), e sulle stesse ragioni reali della scelta verso una company, la Bending Spoon Spa, che ha un expertise completamente diversa e, a quanto si sa, collabora o ha collaborato nella realizzazione dell’app con il Centro medico Santagostino, catena di ambulatori privati, che ha senz’altro molti interessi diretti e indiretti su questa applicazione. Dalla lettura dell’ordinanza non e’ chiaro se la soluzione sara’ rilasciata in modalita’ totalmente open source, chi ne effettuera’ la manutenzione e quindi avra’ accesso illimitato alla stessa, non si comprende come venga garantito il promesso processo di anonimizzazione, ma da quanto si e’ letto (si e’ utilizzato il termine ‘ID’ nelle dichiarazioni), dovremmo pensare piu’ che altro a una pseudonimizzazione. Se a questo aggiungiamo che la prima bozza di proposta in merito a questa soluzione era arrivata sul tavolo del governo almeno dalla prima settimana di marzo, quindi prima dell’apertura del ‘bando celere’ indetto dal ministero a cui hanno partecipato piu’ di 300 altre proposte di app, tutto questo pone quanto meno dei seri dubbi sui criteri di scelta verso ‘Immuni’, questo come sappiamo e’ il nome scelto per l’app’.

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